Giovanni Boccacci detto Scelba, era un uomo semplice; quando ero un ragazzetto abitava sulla via dei Molini. Era figlio di Cafiero, un padre perbene che andava e tornava dal lavoro con la sua bicicletta ; vento e acqua, niente lo fermava. Sua madre era la Neva, che non stava troppo bene ed era la croce di Cafiero. Giovanni aveva anche due sorelle, presto spose.
Scelba faceva molti lavori, sapeva fare tante cose e cercava di arrangiarsi dignitosamente. In tanti lo ricordano,"buttafuori " al ballo di Marino. Ha anticipato il mito della sicurezza, oggi in voga nelle discoteche. Della balera di provincia, Lo Sparviero di Molina di Quosa, era "il guardiano". Rabboniva liti improvvisate, fidanzati gelosi e livornesi che negli anni sessanta invasero le nostre sale da ballo. Ma Scelba li teneva tutti d'occhio E tutti lo temevano
Aveva una forza senza regole, mitigata da una bontà assoluta.E questo per molti è stato una fortuna.
Un'altra grande caratteristica dell'uomo era quella, primo su tutti, di arrampicarsi sugli alberi come i gatti. Lo ricordo ancora come fosse ora, montare su un platano in piazza di sopra davanti alla fattoria, per recuperare il pallone di Simone. E noi bimbetti col naso all'insù esterefatti.
Proprio quest'ultima qualità lo rese famoso per un episodio che ha fatto la storia del bar e che ancora oggi alcuni ricordano.
Ma andiamo per gradi.
Vincenzo Batistoni marito della Tripolina e babbo di Paolo e la Lucia, aveva nella Buca, sulla piana sotto casa, i ciliegi più belli del paese. Tutti noi che andavamo a lezione dalla grande maestra Miranda, la moglie di Paolo, guardavamo le ciliege con passione. Ma Vincenzo era severissimo e non tollerava che nessuno le toccasse; poi quando meno te lo aspettavi, lo vedevi arrivare con un paniere pieno, che posava quasi con sufficienza sul tavolo dove in gruppo facevamo lezione con Miranda e a quel punto, per gentile concessione, potevamo mangiare tutte quelle che volevamo. Ma rubargliele no.
E rubargliele era il sogno e la passione di tutti. Ciliege marchiane rosso fuoco, granite come mai e colte direttamente e furtivamente dall'albero. Perchè un conto era rubarle a Gigetto, vicino all'Ozzeri o al Bela nell'orto dietro la chiesa, ma l'impresa, quella che si raccontava erano le ciliege di Vincenzo della Tripolina.
Molti ci avevano provato, ma l'uomo vigilava con attenzione e scacciava tutti a brutto muso. La leggenda racconta che avesse con sè sempre un fucile caricato a sale, e i vecchi, al bar, ci raccontavano quanto male facessero le schioppettate col sale, che un tempo erano d'uso contro i ladri.
Ma Scelba insieme ad altri temerari, una sera di una Primavera bellissima, al calar del buio, tentò l'impresa. S'arrampico sul ciliegio più bello, come un gatto, più in alto di tutti e iniziò a ingozzarsi di ciliegione marchiane. Era dopo cena, buio strinto e l'azione sembrava andare a buon fine, senza problemi. Ma come una faina, senza farsi sentire, Vincenzo apparve all'improvviso sul poggio; la sua guardia non mollava mai. In questo era un professionista, il miglior sorvegliatore di frutta della zona. Alcuni "reduci dell'impresa" dissero di aver visto il mitico fucile caricato a sale e iniziarono a urlare per lo spavento. Chi ce la fece saltò giù e scappò; Scelba era più in alto di tutti e saltare gli fu impossibile; si acquattò allora fra le foglie zitti zitto, su in alto dove nessuno sarebbe arrivato, sperando di non essere visto; ma Vincenzo lo illuminò con una lampada, e mostrando un sorrisetto ironico, sentenziò la frase passata alla storia. "Ora le mangi tutte..... e voglio vedere i noccioli, buttali giù uno per uno".
A Scelba non rimase alternativa che mangiare e mangiare fino alla nausea, per più di un'ora.
Quando Vincenzo ritenne che potesse bastare, lo fece scendere e lo salutò senza nessuna rabbia.
A Scelba non rimase che tornarsene a casa, incredulo e .... sconfitto.
L'indomani al bar tutti erano curiosi di sapere cosa fosse successo.
Scelba raccontò l'accaduto e alla battuta- "Ti lamenti hai mangiato tante ciliege a gratis...." rispose sconsolato -"Facile ragionà così, ragazzi. Sono stato tutta la notte sul vaso (il gabinetto era fuori di casa) e ho "
caato croccanti"....."
Con gli anni, Giovanni si sposò e se ne andò da Molina. Non fece un viaggio lungo perchè finì ad Asciano. Finché un giorno è stato richiamato prima del tempo.....
Ci piace allora credere, che anche lassù dov'è, sia potuto salire sugli alberi più alti, dove non tutti possono arrivare, a mangiare la frutta migliore.
gs
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i ciliegi di Vincenzo (d'inverno) |