Lemolina la fonte
FINALMENTE DOMENICA!
di Ovidio Della Croce
Del paese di Molina
Si è svolta sabato 1 Dicembre al Magazzino di Antonio a Molina la
presentazione del libro Molina mon amour di Gabriele
Santoni.
“Del paese di Molina, / del suo popolo racconta / perché solo i popolani
/ hanno già la frase pronta”. A volte può cominciare con un anno,
il millenovecentocinquantotto. Come passa il tempo. O con una scritta di
pennarello su una scatola bianca con una feritoia per le mance di Natale. O con
una frase perduta e, “mi risulta”, ritrovata. Con la gente di un paese del
Lungomonte pisano che affolla la sala del Magazzino di Antonio. Ti
siedi accanto alle “bimbe tutte belle del ‘58” e ti sembra di essere in un caffè
parigino della Valdiserchio, chez Molina mon amour. Ti metti comodo,
accavalli le gambe, ti viene voglia di bere un bicchiere di vino bono così
affoghi un po’ della tua tristezza. Guardi tutta quella gente, ti chiedi di cosa
sta parlando quando, alle sei e dieci di sabato sera, parte un breve e giocoso
video di Simonetta detta Greta e nella sala calano un silenzio e un’atmosfera
quasi da sogno. Dopo Angiolino sale sulla pedana e, alla sua maniera, presenta
il libro di Gabriele Santoni, che è ben felice dell’affetto dei tanti amici e
compaesani presenti. Si alza in piedi il professore universitario
Alberto Vannucci, “compagno filastrocchesco di Gabriele” e, col sorriso sulle
labbra, fa una piccola notazione letteraria: “Dietro questo libro c’è Bar
sport di Stefano Benni” e cita la “Luisona”, la pasta dolce condannata a
restare nella vetrinetta del bar. Poi Gabriele spiega in due minuti come, tra le
tante storielle che in questi anni ha scritto sul suo blog, sedici siano passate
sulla carta e raccolte in questo libro piccolo ma elegante, non gli manca
proprio nulla comprese le alette nella copertina, autentico “atto d’amore” per
Molina di Quosa. Non resisti alla curiosità e sfogli pagina dopo pagina
il libro per sapere dell’amore, della vita che scorre e dei sogni di chi sogna
la vita che scorre. E allora ecco Simone Gabriellini detto il Brenta che attacca
a leggere una dopo l’altra quelle storielle e mentre legge con gusto tu ascolti
attento e col pensiero gli tagli la barba, gli aggiusti i capelli, ti accorgi
che è ancora quel ragazzetto che avevi in mente, forse ti sei distratto e
intanto è passato un po’ di tempo. Ma quando Simone legge il tempo rallenta e
vedi certi personaggi che sono in sala che camminano lentamente per Molina, ne
vedi altri che si siedono su una panchina oppure al circolo o al bar. Ti chiedi
di cosa parlano quei personaggi che trovi nelle botteghe o alle Covinelle, in
borgata o sulla via dei Molini. E riascolti le loro voci, afferri al volo una
battuta pronta, rivedi i loro volti: Francesco Paolini detto Buino, Vittorio
Sfingi detto il Tonfo… E allora ti accorgi che la gente ride da matti e
quando Simone finisce di leggere senti un applauso fragoroso che fa clap clap e
a molti il cuore fa tum tum, ma quello non lo senti, ognuno sente il suo. Guardi
l’ora, è tardi. Gabriele fa due firmette sul libro, si scambiano i saluti e gli
abbracci, la sala si svuota. Simone e sua moglie escono, li vedo di spalle
abbracciati mentre, nella penombra, si avviano verso l’uscita nella notte scura,
nella notte blu, Molina mon amour: Uno, due e tre / madames
et monsieur, che ora è / quattro, cinque e sei / Molina è lei, è lei, è lei /
sette, otto e nove / piove o non piove, piove o non piove / Dieci: merci, Gabri,
e baci.
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