venerdì 11 maggio 2012

Raccontarello della domenica: Wladimiro


Gigi Fantoni mi ha inviato un cartellino del torneo di calcio che si tenne a San Macario di Lucca. Era l'estate 1976, la Polisportiva Molinese agli albori, affrontò  il suo primo e forse ultimo, torneo ufficiale di calcio. La squadra allestita era una vera e propria Armata Brancaleone, ma l'imperativo dei dirigenti di allora: PilliTonfo ma anche Gigi Fantoni , era che il torneo andava fatto, per dare un segnale al paese.
Il cartellino è quello di Wladimiro. Chi non lo ricorda?
Questa storia ( vera e fantastica allo stesso tempo) me l'ha raccontata tante volte un amico di San Giuliano, Gabriele Bertini che è stato ottimo portiere; a fine carriera  fu ingaggiato appunto da Wladimiro per difendere i colori della Molinese nel torneo a San Macario. E lui non l'ha mai dimenticato.
Wladimiro, a cui era stato dato l'incarico insieme ad altri di reclutare qualche giocatore esperto, setacciò tutto il comune e di giocatori, che un tempo erano stati bravi, ne trovò. Ma erano stati bravi un tempo, appunto, ora erano tutti un po' imbolsiti, con qualche chiletto in più.Avevano comunque il nome e il recente passato che li garantiva e a lui bastava. La squadra fu rinforzata, solo nel numero, da alcuni ragazzi del paese, fra cui anche io. "Bravi a scuola"... come ci disse Bruno di Brandino, .."ma boni 'na sega per il pallone!".
Wladimiro era un giovane dalle mille particolarità. Un po' selvaggio ma con un cuore grande e generoso. Cuore che purtroppo l'ha tradito troppo presto. Ha fatto mille e nessun lavoro. Giocava a pallone benissimo, un talento naturale. Oggi questi praticoni di provincia sempre d'intorno al pallone, l'avrebbero coccolato e rincalzato sotto le coperte. Allora... ciascun per sè e Dio per tutti. Il giovane fumava 40 sigarette al giorno. Chi non lo ricorda con la Stop senza filtro in bocca e diciamo la verità, in quanto ad alimentazione non è che seguisse i consigli di Cirovestita. Studi, nemmenno a parlarne.
Sposò la giovanissima Laura. La bella figlia di Caputo di Fondeto ed ha avuto figli, non ricordo quanti. Ricordo bene però il nome che mise al primogenito: Manolo. Finì per abitare lungo l'argine fra Rigoli e Pappiana. La Laura faceva la dispensiera del circolo Arci a Pappiana e lui i turni alla cartiera. Poi un bel giorno, ci lasciò.Il cuore appunto, che tradisce ogni tanto e non solo lui.
Il torneo di San Macario l'appassionò e punzonato da tutti, cercò davvero di mettere insieme una squadra decente.
Il torneo era ad eliminazione diretta. Chi perdeva andava subito a casa.
La prima partita ci mise subito di fronte una squadra fortissima, che aveva radunato molti dei migliori giocatori delle categorie locali. Allora i tornei notturni erano uno spasso e il calcio una cosa più umana; non la follia demenziale in cui è ormai caduto anche quello giovanile purtroppo. Con un po' di fortuna era possibile veder  giocare ai tornei estivi, anche qualcuno giocatore famoso.
La partita ebbe inizio "in una notte calda d'estate", direbbe il poeta, e dopo pochi minuti, chissà come, andammo in vantaggio. Mezza Molina che amava il pallone e aveva seguito la squadra in territorio lucchese, esultò annunciando  la sua presenza massiccia. Chi segnò non lo ricordo. Io non giocavo ma ero sulla panchina e non dimenticherò mai la piega che prese la partita. Tutti asserragliati a difendere e il Bertini, il portiere, che come lui stesso  ricorda ancora - "Senza mai tenere i piedi in terra, tanti furono i voli che feci." La squadra resistette miracolosamente quasi fino alla fine. Palle in tribuna e difesa ad oltranza, Nessun tiro in porta per tutta la partita. Catenaccio non tattico alla Nereo Rocco o fantasioso alla H.H. (Helenio Herrera per gli ignoranti), ma indotto e affidato al gran culo.
Poi a pochi minuti dalla fine, fummo raggiunti. con un gol di prepotenza e subito dopo iniziarono i dolori, perchè a molti giocatori cominciarono  a venire i crampi e il fiato era finito per tutti; addirittura il grande Bio (Luciano Fanelli) "avviatosi troppo pressto", aveva dovuto abbandonare il campo per un infortunio serio a un piede . Non mancava molto al novantesimo, il Pilli, Antonio Gabbriellini il vinaio, babbo di Simone,entrato nella parte del massaggiatore dopo l'infortunio accaduto al Bio, corse di nuovo  in campo per soccorrere un nostro uomo che sembrava morisse da un momento all'altro. Quest'ultimo era semplicemente sdraiato in terra, probabilmente a prendere fiato. L'arbitro, inflessibile e nella parte,  cacciò il vinaio indietro, malamente. Allora lui che non era abituato a farsi dare ordini, lo guardò di traverso e gli rispose-" Heil Hitler" alzando anche il braccio. E il Pilli era della generazione che i tedeschi li aveva visti davvero da bimbetto e sapeva cosa voleva dire quell'offesa. L'arbitro imbestialito, non potè che buttarlo fuori, se no sarebbe passato da bischero. Il Pilli eseguì l'ordine a testa bassa, uscendo fra i fischi dei tifosi avversari e le urla dei molinesi, ma prima con semplicità, scaricò una secchiata nel mucchio, come fossimo alle Covinelle. Roba da ridere e piangere insieme.Il clima cominciò a riscaldarsi la fatica era ormai al massimo per tutti e gli avversari più bravi tecnicamente, avevano capito che potevano chiudere la partita di lì a poco, per questo negli ultimi minuti sembrava avessero raddoppiato le forze.
A pochissimi minuti dalla fine "i nostri" avevano davvero la bocca in terra, ma eravamo comunque sull'1 a 1 e avevamo fatto la nostra maledetta figura, che nessuno avrebbe messo in conto un'ora prima. Ad un certo punto, mentre il nostro portiere tentava di fare l'ennesimo rinvio, allontanando per la millesima volta la palla dall'area piccola,Wladimiro che giocava da libero ed era stremato, lo si vedeva ad occhio, chiese palla al limite dell'area, quasi per fare lo scambio col portiere prima del rilancio.  Allora, quello dello scambio al limite dell'area era un gesto classico fra libero e portiere che facevano tutti, fino alla serie A. Oggi nel calcio delle "ripartenze" e dei raddoppi di marcatura, non si può più fare. Ricevuta la palla dal portiere però, non gliela ripassò  subito come da manuale, ma cincischiò, incurante delle urla del portiere stesso che lo sollecitava al veloce retropassaggio. Invece, con presunzione, si fece attaccare dal centravanti, e per ingannare l'uomo che gli veniva incontro come una furia (in pressing si dice ora), finse  un dribbling improbabile abbassando la testa sul pallone quasi a fare uno scatto in avanti puntando l'avversario, poi si girò di colpo e passò il pallone al portiere, che non se l'aspettava più (il passaggio) e che preso in contropiede si vide  passare la sfera accanto senza poterla afferrare... e  piano piano entrare in porta.Wladimiro aveva fatto un  autogol da gran bischero. Un infortunio che però può capitare anche ai migliori (e lui migliore lo era davvero) quando perdono lucidità e che quindi non può che essere giustificato. Solo il Bertini capì tutto e lo guardava stupito come a dire, "l'hai fatto apposta!  perchè? dopo questa faticaccia". Senza aspettare la domanda del portiere Wladimiro gli disse:" Amico mio, ma chi ce la faceva più. Meglio una sconfitta onorevole per 2 a 1 che essere travolti ai supplementari!!!". Perchè così sarebbe stato, dato che nessuno della squadra muoveva più un muscolo.
Tutto qui: allora si perdeva, per salvare la faccia e le coronarie, non come oggi, che  spesso si perde per riempire la tasca e non solo nel calcio.
Più tardi, in pizzeria fra mille risate, tutti convennero che non era la finale di Coppa dei Campioni e poi se anche lo fosse stata, una sconfitta per due a uno ci sarebbe potuta stare. Era nel conto.
A Molina come sempre ci fu materia per discutere un'estate intera.
Grande Wladimiro che ufficialmente  spiegò il gesto tecnico come un infortunio che può accadere quando si è perso lucidità.
E Grazie a Luigi della Luigia il Fantoni per il cartellino con la foto bellissima.
E grazie anche a Gabriele Bertini, allora eroico portiere della serata e oggi gestore del circolo dell'Arci a San Giuliano, che mi ha ricordato più volte la storia e che io ho "rifiorettato", attingendo dalla memoria e mettendoci del mio.


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