giovedì 16 febbraio 2017

Addio a Pierluigi Leoni, il Pirulo.Lettera di fine Estate

Caro Gigi, chissà perchè sabato scorso sono venuto a trovarti. Quasi sapessi "che avevi fretta". Quando mi avevano detto che non stavi bene, d'istinto avevo rinunciato a vederti. E questo è durato per mesi. Mi succede così con gli amici cari. So di sbagliare, ma non sopporto di vederli soffrire. E tu sei uno di questi; di quegli amici che mi hanno accompagnato fin da ragazzo, anche se sei un po' più grande di me. Poi ho trovato la chiave, una proposta da farti. Da tempo avevo in mente di scrivere una "guida romantica" di Molina. Un percorso sugli anni sessanta. Il periodo della mia formazione e della mia educazione sentimentale in una bottega di barbiere (!).I miei primi anni di vita a Molina. Questa estate, durante le ferie ho abbozzato una traccia. Luoghi, percorsi, le botteghe, nomi e soprannomi, episodi. Sapevo con certezza, te ne avevo già parlato, che tu saresti stato uno dei miei "consulenti", come già avevi fatto con Molina mon amour.Ne avevo parlato a Piero della Bianca, incontrandolo.Sapevo bene che tu ricordavi quel periodo nei dettagli come pochi, ed io ne ero a conoscenza, perchè ne avevamo parlato mille volte. Trovato il pretesto, mi sono presentato davanti all tua porta di casa ed ho suonato il campanello. Ce l'avevo fatta. Ha aperto Luisa tua moglie, che mi ha abbracciato. Un po' impacciato ho cercato di giustificare la mia latitanza, ma lei non ha perso tempo e mi ha detto, ferma e gentile come sempre - Gigi non sta bene, ma lo devi salutare,- La tua camera era lì a pochi metri. Mi ha detto-Vai- Nemmeno mi ha accompagnato, anzi mi ha quasi spinto dentro, ritraendosi garbatamente. E così ci siamo trovati uno davanti all'altro. Tu sdraiato nel letto ed io ritto in fondo alla stanza, come un ebete. Eri attaccato all'ossigeno e stavi facendo una flebo; la finestra era aperta per attenuare il caldo umido che per settembre era una novità. Mi hai visto e ti si sono illuminati gli occhi. Per me è stato d'aiuto, mi sono fatto coraggio e mi sono seduto in fondo alla stanza su una piccola sedia. Non ti ho chiesto come stavi, mi sembrava una domanda inutile,respiravi a fatica. Ho farfugliato qualcosa sul caldo e poi ti ho chiesto da quanto non facevi una partita a carte, qualcuno me lo aveva raccontato che durante la prima convalescenza giocavate a casa tua, ma tu hai scosso la testa e stretto la bocca.Ho capito. Poi come se niente fosse ti ho detto del progetto del libro. Come se ti avessi trovato in piazza, come spesso capitava prima della tua malattia. -Ho in mente di scrivere una guida sugli anni sessanta e mi devi aiutare-Hai sorriso a fatica e hai provato a chiacchierare.Hai fatto uno sforzo, l'ho capito bene. Per dire poche parole ci hai messo un tempo che non finiva mai. -Ora mi è difficile parlare-hai detto- mi garba, ma aspetta che stia un po' meglio. Per ora se vuoi fammi delle domande semplici , parla solo te ed io ti dico si o no . In qualche modo si fa.- Poi ti sei zittito. Io ho provato ad accennare alcune idee ma poi mi sono interrotto. Eri concentrato sulla flebo.Poi ti sei girato di nuovo e siamo rimasti in silenzio per qualche secondo, immobili. Avevi lo sguardo del disincanto.Allora ti ho salutato, ed hai mosso la testa convinto. Fuori Luisa mi ha raccontato della TAC che non aveva dato esiti positivi e del tuo esserti un po' abbandonato dopo che avevi saputo che non c'erano miglioramenti. Ho avuto allora un'improvvisa voglia di andare via, di arrivare sulla piazza, di parlare con qualcuno. Ho detto a Luisa che sarei tornato.-Vieni quando vuoi- mi ha risposto con dolcezza. Poi dopo pochi giorni la notizia al telefono. Mi avvisano prima Angiolino e poi Topino nel giro di dieci minuti. Una notizia grave dentro una comunità che ha ancora un cuore, ti raggiunge seduta stante. Ero a Roma e sono stato travolto dalla tristezza. Quasi ho ringraziato di essere lì. Di avere un alibi per non essere al funerale. Verrò a trovarti e so dove amico mio, ma non ora è troppo presto. "Voglio però ricordarti com'eri, pensare che ancora vivi" dice Guccini in una sua canzone a me cara. E allora ti rivedo, negli anni che volevamo insieme ricordare, arrivare allo stop sulla piazza, con la Lancia Fulvia rossa e nera. Quella che vinceva tutti i rally. Uno spasso. O ti ricordo durante le nottate invernali, più di trent'anni fa, dopo che eravamo usciti dal Sodini, a chiacchierare di tutto e niente: di politica, di avventure in Versilia, di personaggi del paese, mentre Molina dormiva. O quando passando dal marciapiede, ti trovavo sulla porta del tuo negozio in cima alle scale e mi dicevi di venire a vedere, che avevi portato uno stock di maglie "bone", -Tanto le fai pagare alla tua mamma-e ridacchiavi sornione. Quando feci la presentazione di Molina mon amour, il mio librino di storielle molinesi,eri lì in prima fila con Luisa e tua figlia Viola.E te ne andasti fra gli ultimi. Ti eri divertito come un matto e me lo dicesti abbracciandomi. Da qualche parte ho una foto che ti ritrae in quel pomeriggio di dicembre in mezzo a tanta gente. Caro Gigi ciao, vorrei piangere ma a che serve e non mi viene. La vita è così, spesso cattiva senza motivo, e con te lo è stata,senza risparmiarsi. La guida romantica di Molina si farà è una promessa.Quegli anni che voglio raccontare sono stati forbidabili e leggeri, ma non banali. Le amicizie vere si consolidano senza accorgersene e questa fra me e te è andata così. Stavamo tre mesi senza vederci e incontrandoci pareva essersi lasciati il giorno prima. E allora al lavoro con la memoria. Angiolino c'è, ma anche Luca e Carletto ci saranno, e il il Boccacci preparerà una colonna sonora, non ci sarà bisogno di chiederglielo. E Piero della Bianca, che con te doveva supportarmi, dovrà raddoppiare i turni. Gigetto si è reso disponibile a farmi consultare l'archivio di don Ilio e della parrocchia. Se ritrovassi anche quel quadernino nero che ogni tanto Buino, segretario del Partito Comunista di allora, mi faceva sbirciare a diciott'anni sarebbe il massimo, chiuderemmo il cerchio.Intanto Michela la figlio del grande Tonfo e suo marito si sono attivati con l'archivio di casa Sfigi. Topino allestirà sempre più spesso un menù gaudente ma sobrio, come deve essere la vita di queste terre. A Simone consegneremo tutto all'ultimo, perchè sarà lui a leggere la sera della prima la prossima estate.E poi i commercianti, la Sandra ha già detto ok, gli altri arriveranno.Mi dispiace che non ci sia più Piero studiati, sai come si sarebbe divertito, con quell'aria da nobile di campagna che le sapeva tutte. E poi la chicca finale. Valter Cecchetti (Valterino, che te pensavi fosse solo un venditore di pellame per il mondo) allestirà una mosta. Sì Valter è un pittore coi fiocchi. La copertina di questo blog è sua. Presto inaugureremo una sede nostra, anche se provvisoria. Alla SOMS, dove c'era l'ambulatorio del dottore. Gigi ci siamo e te con noi. Il progetto ti piacerà. A te sarà dedicata, e ad altri che come te ci mancano. ciao. Molina mon amour gabriele (Italo-Ranieri) s.

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