Questa è una storia eterna, che ho sentito raccontare da quando ero un ragazzetto.
Francesco e Renzo Osselli sono due fratelli molinesi. Il primo classe 1942 ora abita a Lucca, il secondo 1945, ha fatto per una vita il muratore, prima di andare in pensione serenamente. Continua ad abitare a Molina ed è uno degli animatori con Angiolino e molti altri, del Circolo in piazza di sopra.
Ceccarone (Francesco) e Baldoria (Renzo) sono i loro soprannomi e difficilmente li senti chiamare col nome di battesimo.Figli di Dolfo, detto Pellanciola, uomo di monte, che aveva fatto il partigiano ( la leggenda narra che nel dopoguerra sparasse ai fagiani col mitra) e non aveva mai avuto paura di nessuno; aveva insegnato ai figli ad essere tali a lui, soprattutto a non subire soprusi.
All'epoca lavoravano tutti sul monte e nel tempo libero bazzicavano il bar da Ciapino.
Ceccarone e Baldoria erano e due ragazzi forti ed esuberanti.
L'altro protagonista della storia e Sauro Alderigi detto Saurino, anche lui montagnolo.
Siamo a metà degli anni cinquanta; Ceccarone ha circa 15 anni, Baldoria e Saurino anche meno...
Sono al bar di Ciapino. Il bar e la bottega di alimentari a Ciapino hanno una storia antica così come il ristorante di Santi, al piano superiore, ormai purtroppo chiuso.
La vicenda accadde nel mese di Agosto, il giorno prima dell'apertura della caccia. Nel bar non c'è nessun adulto perchè tutti sono già in batteria per la cacciata. Nella terza domenica di Agosto, fino a pochi anni fa, si apriva la caccia alle tortore e a qualche altra selvaggina che non ricordo, la lepre forse.
Nel bar a Ciapino ci sono solo i ragazzi che ancora non hanno il porto d'armi e Ceccarone, Baldoria e Sauro sono fra questi. Il porto d'armi si prendeva allora a sedici anni; loro hanno la caccia nel sangue, ma non ancora l'età; per questo, quel giorno sono a casa. Nel bar, insieme a loro che ciondolano, c'erano dietro il banco la Zaira, moglie del Bazzino e Carubo lo zio . Un uomo anziano che faceva lavoretti come infiascare il vino e rifornire la bottega. Ad un cert'ora arriva una squadra di nozzanesi, cinque o sei; prepotenti e conosciuti da tutti come attaccabrighe, appunto "la ghenga dei nozzanesi". I giovinastri, più grandi dei ragazzi del luogo, che sono nel bar, hanno buon gioco nel fare i prepotenti tentando di intimidirli; gli uomini sono tutti a caccia e nessuno può abbonirli. Uno di loro ad un certo punto dice con cattiveria-" Se non state tutti zitti e buoni,- perchè qualcuno aveva inteso di protestare contro quegli atteggiamenti smodati - si rade al suolo questo paese" come nei film western. E per dimostrare che non scherzano, tirano a "scialbo" un caffè nel muro, imbrattando tutto. Carubo, anche se anziano, non accettava soprusi, era un uomo all'antica e a Ciapino mai nessuno si era permesso di venire a dettare legge. Infuriato ma accorto, gira da dietro il banco e va in un'altra stanza a prendere il maccheronaio di faggio con l'intento di fare giustizia. Il maccheronaio era un grosso mattarello che serviva per tirare la pasta dei tordelli. Ceccarone lo vede e si fa dare zitto zitto lo "strumento", che nasconde con una mano dietro la schiena. Poi veloce raggiunge quello che sembra essere il capo e in un battibaleno lo colpisce secco nella testa, quindi lascia andare qualche colpo anche agli altri. Uno addirittura lo "brezza" di sfioro in un orecchio. Colti di sorpresa i prepotentoni fuggono via. Uno dei malcapitati che aveva ricevuto il colpo più deciso degli altri, tenta come tutti la fuga dal terrazzino del bar, arrancando stordito dalla botta, proteso col corpo in avanti. A quel punto Saurino seduto in un angolo accanto a Baldoria ripresosi dalla paura e rinfrancato dal gesto liberatorio di Ceccarone, esclamò la frase famosa che è rimasta nella storia di Ciapino e di Molina da ormai più di cinquantanni; l'esclamazione è quella che si dice, nel gergo dei cacciatori, quando si colpisce un tordo "mezzo e mezzo" e questi prosegue la sua corsa in avanti, prima di cadere:-"Allunga allunga ... ma casca!"E infatti l'uomo aveva fatto trovare fine alla sua fuga impacciata , cadendo in mezzo alla strada sotto le scalette, svenuto per il colpo preso.
Il maccheronaio è rimasto attaccato al muro del bar, in bella vista, per parecchio tempo, schiappato dal colpo. Un cimelio e un monito....Perchè a Ciapino non si scherza col fuoco.
Un saluto a Ceccarone, Sauro e a Baldoria; è quest'ultimo, Renzo Osselli, che mi ha aiutato a ricordare la storia, un pomeriggio freddo dopo la neve, al circolino dell'Arci.
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