Giacomo Sodini, detto il Saracino, classe 1940.
Abitava sulla via dei Molini. Fratello più grande di Francesco, e Giorgetto.
Barman eccellente, ma saltuario e incostante; figura indimenticabile del paese, nel bene e nel male.
Bevitore sregolato e dissipatore di vita.
E' noto per una serie di accadimenti rimasti nella storia del paese. La gara con Tommaso Agricola,
al bar dall'Omone, a chi beveva più vino. Una storia che ancora oggi in molti ricordano. Vinse Tommaso, che però fu accompagnto al fosso, dove abitava, in macchina, perchè impossibilitato a muoversi, dalla sbornia presa; mentre il Saracino perdente, raggiunse casa sua, sotto le Buette dopo il primo "arco", gattonando, ma da solo.Cosa di cui si è sempre vantato, ogni volta che la gara veniva ricordata.
O la storia della fidanzata romana "sottomessa", che lui salutava con due schiaffi appena gli apriva la porta di casa a Roma. E tutti con la bocca spalancata a sentirlo, consapevoli che stava certo raccontando bugie, ma che incantavano i giovani e meno giovani provinciali del paese; certo storie che si facevano ridire volentieri, in qualunque negozio del paese.
E la famosa battuta a una ragazza procace di Metato con seno generoso, che non conosceva, che trovatasela davanti una sera ad una festa, (dove era stato portato dopo che la moglie l'aveva abbandonato per l'ennesima volta), gli fece esclamare deciso:- "Bimba io a petto a te, non conto nulla."E "a petto a te" è rimasta la battuta, nella mente di chiunque, da quella volta in poi, abbia incontrato una puppona. O quando si presentò al bar da Caccole con il biglietto da visita con su scritto "Giacomo Sodini, maestro di boccette e biliardo". E il Fava che fu il primo a riceverlo il biglietto, a colpirsi la testa a manate e a urlare che " quel brodo, non era nemmeno uno studente del gioco del biliardo". E aveva ragione, perchè il professore vero era lui, Piero Roventini detto il Fava, che però del Sodini Giacomo detto il Saracino temeva l'estro e il colpo di genio, soprattutto a boccine al punto e senza birilli.
O la pagina poco edificante di quando infastidiva Timpano chiamandolo colonnello. Brutta pagina quella. E Pasqualino lo prese per il collo e "manca poo" lo strozza.
Oppure sempre col Fava, quando l'accompagnava a fare l'aerosol; perchè Piero Roventini detto il Fava, doveva ammansire la voce cartavetrosa e per questo il dottore gli aveva ordinato trattamenti alla gola; e il Sodini, che l'accompagnava per diletto ogni mattina all'ospedale perchè disoccupato, raccontava che fra prima e dopo la terapia, bevevano una decina, fra ponci e cognac e china.
E l'areosol non aveva l'effetto sperato. E il dottore non si capacitava....Chissà perchè.
O quando tornato da Lisbona, dopo aver accompagnato la fidanzata portoghese più vecchia di lui e poi sposata, raccontava che quella città sì, che era un posto eccellente, perchè c'erano centinaia di bar e per non essere considerati "briai" bastava bere una sola volta in dieci bar diversi; mentre a Molina bastava bere tre volte un vino da Bruno e venivi timbrato come alcolizzato. "Per questo amava le grandi città." E mentre lo diceva sembrava davvero un uomo di mondo che sapeva fare quello che aveva girato.
Il Sodini aveva appunto sposato una signora portoghese: Maria. Secca come un chiodo, i ragazzi la chiamavano" l'osso del volante". (Gli ossi del volante a Molina erano due, lei e il Soldi.) Il soprannome l'aveva timbrato Simone. Come Giacomo l'avesse trovata non si è mai saputo, ma il ragazzo nel settore tardone, aveva risorse infinite. Maria era una donna intelligente, che fortunatamente all'inizio del matrimonio l'aveva rimesso al mondo. Insieme avevano preso in gestione il circolo Acli in piazza di sopra. E il circolo aveva preso a funzionare; non solo luogo di tombola, quale era sempre stato, ma bar alla grande, con chiusure a tardissima notte e bisca finale. Maria spesso faceva anche da mangiare, soprattuto la paiella. Tutti chiamavano Maria, "la Spagnola"; questo trasse in inganno alcuni giovani, che la avvicinarono per fargli correggere alcuni esercizi, appunto di spagnolo, che avevano preparato come prova per l'esame all'università. La signora segnò tutto di rosso e i giovani entrarono nel panico, mancando pochissimi girni all'esame.In realtà la serenità tornò, quando fu scoperto che la spagnola era di Lisbona e aveva corretto i compiti come se fosse lingua portoghese, che non è proprio uguale allo spagnolo.
Comunque Maria, per i molinesi, rimase la Spagnola per sempre e solo se chiamata così, veniva riconosciuta.
Giacomo ogni tanto a tarda notte, nel periodo della gestione del circolo Acli, dopo aver bevuto, perdeva le staffe e litigava con tutti ma soprattutto con la moglie, che era veramente tosta e "gliele levava dalle mani"; lui almeno si giustificava così ogni volta che accadeva, dopo aver bevuto e fatto cazzate varie. Spesso dopo averla stintignata, diceva a chi lo brontolava , che era lei che"chiedeva il visone" in continuazione e lui la prendeva a schiaffi per accontentarla.
Una sera cominciò a rincorrerla intorno alla colonna, che c'era in mezzo alla stanza del circolo. Chi non la ricorda. Lo scatto d'isteria del Sodini, fu così veloce che tutti furono colti di sorpresa. La sventurata cercava di sfuggire alla botte che stavano pe arivare, girando intorno alla colonna a gran velocità. A un certo punto il grande Nicchio, uomo dalla battuta unica e fulminante, seduto in un angolo, disse d'un fiato: -"Sodini fermati un la chiappi più, lo vedi che ha tre giri di vantaggio." E bloccato di forza dai più coraggiosi, fu rabbonito con una risata generale.
Ma la battuta più bella, quella che chi è un po' più anziano ricorda, fu fatta in un'estate caldissima. C'era l'Omone allora al bar di Pasquale; l'aveva rilevato da Caccole. L'Omone era un barrista indolente, il barrista più vagabondo di tutta la storia dei bar di Molina. Una leggenda. Non ne voleva sapere di servire ai tavoli, soprattutto perchè ogni volta doveva attraversare la strada e questo lo faceva diventare matto, anche perchè in molti si divertivano a chiamarlo solo per farlo incazzare .
Quel giorno, il Sodini dall'altro lato della strada, sotto la pergolina, urlava con insistenza a squarciagola:- Omoneeeeeee... Omoneeeeee.......!!!
L'Omone immaginava che lo stesse prendendo per il culo,come faceva spesso, ma per farlo smettere di urlare, visto che lo sentiva tutto il paese ed erano le due del pomeriggio, strascicandosi nel caldo infernale, si affacciò sulla porta e disse:- cosa vuoi rompicoglioni???
E il Sodini sempre urlando:- "Ce l'hai il caffè freddo?" L'Omone, a quella domanda, si sentì rasserenato e rispondendo con garbo, cosa che non faceva mai, disse:- Sì che ce l'ho , lo vuoi???
E il Saracino rispose-: Certamente, scaldamene una tazzina... ...........
Questo era Giacomo Sodini, il non senso al potere, la cazzata all'ordine del giorno. Tutto e niente, ma certo non uno che passava inosservato.
Un bel giono Maria la Spagnola riuscì a convincerlo che sarebbero andati ad abitare a Lisbona e lui parecchio provato fisicamente, acconsentì. Da lì non è più tornato. Le notizie parlavano che fosse morto, laggiù.
Speriamo che se la sia bevuta tutta Lisbona, "bar per bar", come a lui piaceva fare con la vita.
gs
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