sabato 21 aprile 2012

Raccontarello della Domenica:Tonfo, il paparazzo.



Le due foto sopra danno inizio alla nostra storia.
Le ho scattate io il primo aprile del 2012, "alle cinque della sera" come direbbe il poeta spagnolo.
 Ho fatto questi  scatti per assicurarmi di una cosa che era naturale,  ma che volevo rivedere coi miei occhi.
La prima foto è una porta rivolta a sud; è aprile e alle cinque della sera ci batte ancora il sole, si vedono bene le ombre. La seconda delle foto è una porta rivolta a nord e alla stessa ora è in ombra. La prima guarda Rigoli, la seconda Pugnano, per capirci meglio.
La prima porta era la vecchia sezione del Pci, da Buino. La seconda è la porta dove un tempo c'era il circolo Acli.
I democristiani a Molina, che io ricordi, non hanno mai avuto una sede fisica,  un luogo con lo scudocrociato in bella vista come c'era da altre parti. Si appoggiavano alle strutture della Chiesa e al circolo Acli. Pur non avendo una sede ufficiale, avevano però in campo il "miglior politico democristiano" della zona: Vittorino Benotto. Veneto e antifascista ( ha avuto il merito di aver costruito l'altare della Romagna), legato all'Azione cattolica, ha fatto per lungo tempo il capo gruppo dell'opposizione, contro le giunte social- comuniste sangiulianesi, con una puntigliosità passata alla storia.
Solo Luvisotti, dopo di lui, ma con un altro stile e un'altra storia alle spalle, sarà suo pari nell'opporsi "ai comunisti"in consiglio comunale.
La sezione del Pci era nel "laboratorio" di calzolaio di Francesco Paolini, c'è stata per anni, fino a che non si è trasferita in borgo a metà degli anni settanta.
D'inverno prendeva il poco sole che c'era. Il Circolo Acli come già detto, era sempre in ombra. Il sole non ci batteva mai, poco anche d'Estate.
Quel giorno , Benotto, nel primo pomeriggio aspettava davanti al circolo Acli altri amici per fare una riunione. Era accompagnato da Franco Moretti, che delle Acli era il Presidente. Tutti e due democristiani, Benotto per tradizione territoriale e familiare e Franco, come molti altri, per approdo dopo la caduta del fascismo, di cui era stato un giovane istruttore di balilla.
Tutti e due aspettavano in ombra i partecipanti all'incontro, fogli sotto il braccio e collo incalzato dentro il bavero del cappotto. Parlavano e piano piano si infreddolivano sempre di più. Era una giornata d'inverno di quelle limpide e freddissime, con un sole pallido ma caldo, che colto nel primo pomeriggio, può diventare una vera goduria. Chi non si è mai soffermato con piacere  al solicchio invernale nelle giornate fredde.
Ragionavano in ombra, si muovevano e quasi incosciamente, andavamo alla ricerca di quel tepore che percepivano poco più avanti, come se li chiamasse a sè. Non si erano accorti però, che il piacere del calduccio, il sole in faccia, l'avevano trovato fermandosi davanti alla porta della sezione del Pci. Parlavano così intensamente che nemmeno avevano percepito di essersi fermati proprio davanti. Non perchè fosse chissà quale peccato, ma certo se si fossero accorti di essersi fermati proprio davanti ai comunisti, si sarebbero spostati subito. Loro che prima di essere democristiani si sentivano orgogliosamente anticomunisti, mai si sarebbero fermati davanti a quella porta e sotto l'insegna con la falce e il martello.
Li vide però il Tonfo, comunista curioso e da sempre utilizzatore di mezzi tecnologici prima di tutti; macchine fotografiche, video camere rudimentali, cineprese per proiettare film ( di tutti i tipi) e altre mille diavolerie erano all'ordine del giorno nelle mani del compagno Sfingi Vittorio detto il Tonfo.
Li vide, li balzellò e zitto zitto li "paparazzò" scattando loro una foto al volo che li ritraeva  con sopra le teste, anzichè l'aureola che forse sognavano, la nefasta falce e il martello. Davanti alla porta della sede del Pci, col sole in faccia. sembravano pagati. E subito dopo corse a stamparla la foto, che di lì a poco trovò posto al bar con sotto scritto:
-Nuovi compagni infreddoliti aspettano al solicchio, l'apertura della sezione per l'iscrizione al partito."
Tutto questo non fece piacere agli interessati ( che pare si arrabbiarono "dimorto")  quando si videro così furbescamente dileggiati dal birbantissimo Tonfo; che subito si affrettò a togliere la foto per non alimentare un sicuro incidente diplomatico e una certa partaccia personale da subire in qualche sede a porte chiuse, da qualche "ciglione" di turno del suo partito, inviato apposta. I due in questione non erano certo persone portate allo scherzo e avevano subito minacciato e fatto sapere in giro, che avrebbero   informato i vertici del Pci sangiulianese, che come si sa non erano teneri coi suoi compagni, quando "cazzeggiavano"come in quel caso.
La risata che vi seppellirà non era ancora sdoganata a sinistra e per qualcuno, ancora oggi, ridere è una gran fatica.
Ma chi vide la scena allora, la ricorda con divertimento.
E chissà dove sarà quella foto......
Forse Michela, la figlia del Tonfo la conserva da qualche parte. Ci siamo dati appuntamento per cercarla, fra le mille e mille foto fatte da suo padre.
Io non posso che ringraziare con affetto Nilo Marini il becchino, anche lui comunista della prima ora, che me l'ha raccontata sorridendo e con un po' di tenera nostalgia.....visti i tempi che passano. (punto)

P.S.
Ad una cena di solidarietà, ho incontrato Beppe Paolicchi di soprannome il Toro, figlio di Morando, che stava in fondo borgo, dove sono nato io.
che mi ha dato una versione diversa dell'accaduto; e cioè che erano  Benotto e il prete  davanti alla sezione del Pci mentre suonava la banda in piazzetta. La foto l'avrebbe scattata lui. L'idea di scrivere di compagni in attesa del tesseramento è comunque del mefistofelico Tonfo.

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