Il fava |
Ho deciso di ripubblicare questa foto del Fava perchè a mio avviso è spettacolare.
Bravo a chi l'ha scattata.E grazie per avermela mandata (Giuseppe di Morando)
L'ho solo un po' "riscaldata", in onore dell'uomo. Unico.
Del Fava non si può raccontare una storia. Gli faremmo un torto. Lui è la storia del paese. I Roventini poi sono di ceppo molinese (la piana del roventino) e il Fava e il ceppo principe.
Ho ripensato allora ad alcune storielle che lo ricordano, e ve le propongo.
Alla fine chiuderò questo esile, umile, scrittarello con tre puntini, perchè chi ricorderà battute di e su Piero Roventini detto il Fava, è invitato a mandarle a Molina mon amour.
Se mi chiedessero al volo -" Chi sono tre persone caratteristiche di Molina che ti vengono in mente?"
ovviamente risponderei a partire dalla storia che mi sono lasciato alle spalle. Ma uno che certamente salirebbe sul podio è quest'uomo coi baffi, che ho conosciuto fin da bambino nella casa sul poggio sopra la Tripola, nella buca. Perchè con Marrico, che è suo figlio, mi conosco praticamente fin dalla nascita, e questo può bastare .
Il primo ricordo va a una storia che ho sentito racontare sempre.
Siamo nel passaggio della guerra, agli inizi. In Villa Questa ci sono gli americani. Alcuni dei nostri paesani si arrangiano col mercato nero. Il Fava giovane e sveglio è uno di questi. Cammina furtivo con un pacco, lungo il rio, di notte dopo il coprifuoco. Per gli americani è fuorilegge.
La MP (Militar Police) americana dopo il coprifuoco sparava a vista. Era buio, pioveva. Ad un certo punto Piero Roventini detto il Fava, sente afferrarsi per la collottola, si gira ed è un nero... "un militare nero alto due metri", così lui raccontava, avvolto in una mantella, con in mano un lume. Lo guarda, illumina il suo affare già sfoderato sotto la mantella, ( una bestia dirà poi il Fava) e dice perentorio. Dove vai, tu puppare!!!.
- "Aveva una cappella rossa sembrava un fo'one" raccontava Piero, ancora esterefatto a distanza di anni.
Che però preso dalla paura di un assaggio forzato della bestia ingazzurrita del nero, disse con forza-"IOOOOOOO!!!!!! con tutte le donne che ci sono in Italia???. "Si divincolò e fuggì. E qui finisce il suo racconto.
Per farlo arrabbiare qualcuno diceva che il patteggiamento se c'era stato, gli era costato almeno un bacino sulla punta. E lui a battersi con la mano sulla fronte e a ripere la stessa frase di sempre-" Di già siete allevati a Nutella, cosa ne volete sapè' della vita."
Seconda storia,; siamo nel 1974, tutti giovanissimi stiamo partendo per una vacanza all'isola d'Elba. E' molto presto e ci stiamo radunando per andare a prendere il treno a Rigoli, che poi ci avrebbe portato da Pisa a Piombino per il traghetto. Con noi c'era anche Marrico, che del Fava è figlio. Quell'estate M. aveva, oltre i capelli ricci lunghissimi che l'hanno caratterizzato per anni, anche una serie di collane colorate al collo e molti braccialetti ai polsi. Il Fava arriva sulla piazza, ci guarda, scruta gli zaini, batte la mano sulla fronte, poi si rivolge a Marrico e gli dice-" Fai ammodo...."- lo guarda meglio e aggiunge-" O dove vai con tutti quei bracciali e quelle collane, mi sembri il Negus".
Al Tapiro che lo fece incazzare al biliardo, dopo aver fatto una bazzica a culo, lo guardò e gli disse....-" di già, mi pai... mi sembri... di già con tutti quei nei ner muso mi sembri una schiacciatina con lo zibibbo!"
E a Beo, lo ricordate Beo, il marito della Isolina e babbo di Pipino, la Romana del Nicchio e la Maria e la Elena, e Gigi che finì in Avane e il povero Silvano, il trombino. Lo ricordate? un giorno si addormentò al bar e aveva le labbra un po' ciondoloni. Lui ( il Fava) lo svegliò perchè russava e gli disse-" O Beo, ciai du labbra sembri il rovescio d'una conca! Un vai a letto."
Ma a proposito di Beo e mi scuso per la divagazione, mi ricordo quando qualcuno raccontava da Bruno, un giorno d'estate, che il dottore gli aveva detto che la debolezza gli causava continue erezioni. E lo diceva convinto e quasi dispiaciuto. Allora Beo che era in un canto a sedere, lo guardò e gli disse
-" ber mi bimbo, l'avessi la tu' debolezza...!"
Del Fava prima o poi dettaglieremo quando inventò del gatto ("c'aveva du' occhi, che dalla paura ne lo tirata per abbonillo) che gli aveva mangiato una bistecca, che all'improvviso mancava, per una mangiata in monte con gli amici e che invece aveva sgranato lui zitto zitto; o quando tornato dalla Corsica dove era stato a fare il boscaiolo ( perchè con la motosega era un maestro)voleva insegnare a tutti come si diceva pappagallo in francese-"PEROCHE!!!!!!"
O quando dopo aver fatto bazzica al biliardo, dove era il meglio di tutti ,diceva -E'sonata!!!!" e riscuoteva ridendo sotto il baffo.
O quando col Sodini andava a fare la cura dell'aerosol a Pisa.
E a Marico, che annunciandogli -"Babbo mi sposo."ed era vero, si sentiì rispondere:-"te a fà ma,'apelli"
E tante e tante altre ancora, che nel tempo ricorderemo.
Era anche uomo dalla rima facile.
Storica è la filastrocca di quando da sotto la pergolina, vide da lontano arrivare la macchina del suo genero con sopra la Elda sua moglie, che tornava dall'ospedale dove aveva avuto un piccolo intervento "da donne", come si usava dire all'epoca nei paesi.
La vide, si alzò e per giustificare che lasciava la compagnia poetò così:-
"Ecco la Elda operata
con la potta sinistrata.
Ohi Dio, Ohi Dio
l'ha operata Servadio."
Grande, unico, irraggiungibile, Piero Roventini detto il Fava.
Ogni tanto quando vado al cimitero a trovare mio padre, "faccio un giro per salutarli tutti" In 100 metri quadrati c'è la storia di un paese...
Quando arrivo da lui, chiudo gli occhi e mi pare di rivederlo arrivare col Ciao, come un po' di anni fa.
Allora alzo la mano e lo saluto...
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