domenica 4 novembre 2012

4 venti


 Ho risistemato una cosa scritta per Quattro Venti, un po' di tempo fa.
Da sinistra, Francone, il Fava, il Toro e accucciato, Luciano, fratello di Franco.
 

Chiunque percorrendo la via Panoramica, che dal paese di Molina si addentra sul monte pisano, passando in silenzio per i luoghi dell’eccidio della Romagna,  si accorge già dai primi chilometri che sta andando incontro ad un posto speciale: Quattro Venti.
E in cima il ristorante “dal Guidotti”, con la pergola e il mondo che pare essersi fermato.
Lì sono sempre andato. Con mio padre e mia madre a fare scampagnate quando ancora non c’era la strada per le auto; con gli amori giovanili o con i compagni di scuola del tempo. Lì ho festeggiato il matrimonio con Giovanna.
Ci vado ogni tanto con Adele, mia figlia. Ci ho portato amici venuti da lontano e ci sono stato stato mille e mille volte con gli amici vicini. Ci sono andato e ci vado da solo, quando devo ritrovare me stesso, perché a volte ci sono momenti nella vita in cui capita di perdersi e i silenzi di questi monti aiutano a capire.
Bellissimo è arrivarci  alla fine dell’Autunno, quando il colore delle selve di castagni è struggente, ma anche il verde della Primavera può commuovere.

Voglio bene a Quattro Venti e mi piaceva parlare spesso con Francone (che oggi non c’è più) il capoccia del ristorante, che lì ha sempre abitato con la famiglia. E prima di lui i suoi antenati.
Franco, mi raccontava storie di Resistenza e di fascisti impauriti e mi diceva di non dire e che si fidava di me.
Ma parlava  anche di studenti dell’Università di Pisa che, mandati lassù a rifocillarsi prima della battaglia di Curtatone e Montanara, battezzarono quel luogo, crocevia fra Pisa e Lucca, con un nome rimasto vivo nel tempo, Quattro Venti appunto.
E poi di clienti illustri: D’Alema,  Mussi,  Di Donato, giovani studenti della Normale a Pisa e Adriano Sofri Sofri. E giù battute sui perdigiorno della politica a cui me, allora accumunava; lui severo comunista del tempo che fu.
Quattro Venti è un pezzo di vita di Molina di Quosa. In alto sui monti e a sinistra, come il cuore. Batte il tempo sereno e rassicura, perché sa  aspettarti, sempre.

 All’oste Franco Guidotti, è dedicata la  filastrocca.
Francone porta il pane

sotto il braccio sudato

ci versa il vino rosso

 e taglia l’affettato;

Ritorna con la zuppa

di cavolo e cipolla

e la salsiccia nera

bruciata sulla griglia.

Ride mentre racconta

storia d’antifascismo

impreca si tormenta

s’arruffa con cipiglio.

Ed io sto ad ascoltarlo

seguendo i suoi commenti,

mi sento come a casa

qui siamo a Quattro venti.

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