Questo raccontarello me l'ha ricordato e raccontato Pierluigi Leoni il Pirulo e rifinito Piero Gabbriellini, della Bianca. A loro va il mio ringraziamento e un abbraccio.
Beppe di Poldo aveva un conigliolo maschio. "Bello e grosso, un fenomeno."
Tutti all'epoca allevavano coniglioli. Li tenevano nei gabbioni, nelle corti, nelle stalle vicino casa.
Ci si viveva fianco a fianco e nessuno brontolava. L'odore, il puzzo, dei coniglioli era una cosa normale, quasi come quello di petrolio che oggi lascia lo smog nelle città. Solo che quello non faceva male, al massimo faceva arricciare il naso a coloro che, giunti dalla città, trovavano difficoltà a farci l'abitudine; perchè invece "i signori" di paese, che c'erano, eccome se c'erano ( i ricchi sono sempre esistiti, magari senza Suv perchè più garbati, ma ci sono sempre stati), sapevano convivere col puzzo di conigliolo e li mangiavano anche volentieri, comprandoli da chi li allevava. Lo smog no, e' un odore cattivo, che intasa i polmoni e non aiuta nessuno a vivere bene.
I tempi cambiano ma è difficile, da un po' di tempo a questa parte, che lo facciano in meglio.
Beppe del Fosso era noto soprattutto per una caratteristica passata alla storia nel nostro paese. Era un grande "armatore", non perchè possedesse una flotta di barche in fosso, ma perchè era particolarmente dotato fuori misura. In una parola "aveva un uccello fuori dal comune" (Beppe, Beppe del fosso, l'aveava lungo, l'aveva grosso....cantavamo da ragazzi) e come si divertiva anche lui, quandi ci scherzavamo sopra al bar. Per questa caratteristica nota a tutti, lo chiamavano anche lo Zizzolo.
Stava al Fosso, appunto,
che è sempre stata e rimane una bella comunità, a mezza via tra Molina e Colognole; diciamo la verità, quelli del Fosso si sono sempre sentiti molinesi, anche se i confini darebbero a Colognole quelli di là dal ponte. Beppe lo era sicuramente un molinese doc, anche se stava di là. Al Fosso abitavano molte persone conosciute, altre ci avevano abitato e poi erano risalite verso il paese. Al tempo della nostra storia erano abitanti del fosso: Robe il pompiere, figlio di Girolamo.Galetta che con Beppe andava a caccia, Il Trolle che girava sulle teste del paese con l'aereo, Gigetto lo Scatena e tutto il parentato, Buo il ferroviere, il Salvini e il Neretti col motocarro e le legna tagliate a stufa, che aveva la rimessa nel camposantino del prete dietro le pile e molti altri, perfino la Elia, colta e folle. Di qua dal ponte Eugenio e Gigi di Buba con le famiglie. Il Pipi invece è stato, finchè non ci ha lasciati, nella casina alle sbarre, ma sempre lì, nei pressi.Una comunità appunto, che frequentava puntualmente i bar, le botteghe di Molina e tutto il resto.Una comunità che non si faceva mancare nulla. Perfino le pile sul fosso e un grande platano a fare l'ombra.
Beppe era figlio di Poldino e della Gina e aveva una sorella, la Giovanna, poi sposata a San Giovanni alla Vena con un altro Beppe. Un lungagnone simpatico che passava molte domeniche da Bruno col cognato.Poldino era anche zio della Giorgina ( avviatasi da poco), moglie di Silvano e di Gino il Ghiozzo, che aveva il cane Raschiabricchi. E qui tutti sull'attenti.Chi non si ricorda Raschiabricchi???
Al fosso in quel periodo, accanto alla madonnina, subito dopo il ponte sulla destra, guardata la foto,
ci stava anche Tommaso, l'Agricola. La sua famiglia veniva da Ischitella di Foggia. Aveva una sorella, Donata, che ha sposato quello degli Homo Sapiens, che vinsero a San Remo e un Fratello Mauro, che ha sposato la Maria di Beo e hanno due figlioli ormai grandi: Federico e la Federica. Loro stanno ancora al fosso, vicino a Roberto.
Tommaso era un po' scapestrato per usare un eufemismo leggero. Teneva una moglie e cinque figli: Giuseppina la più grande con cui ho fatto un pezzetto di elementari, ora sposata a Pontasserchio, i gemelli Vincenzo e Matteo e poi Mario e Michele, tutti persi di vista. Matteo per un periodo, dopo che aveva lasciato Molina venne alle cronache perchè era un campioncino di pugilato. Abitavano tutti in due stanze. Tommaso giocava a tutto. Figura particolare, abituato a conquistarsi la vita ogni mattina, era diventato ben presto, un personaggio tipico del paese, nel bene e nel male. Suo fratello era l'opposto, lavoratore indefesso, riservato ancora oggi, pareva che non ci fosse nemmeno
Tommaso ne ha fatte di tutti i colori. Celebre è la sfida col Sodini a chi beveva più vino, un pomeriggio dall'Omone. E Mauro, suo fratello che lo portò a casa a braccia per la sbornia colossale.
Ma oltre a bere era anche un "gabbamondo", come esistevano a quei tempi. Gran giocatore di cavalli e di tutto ciò che si poteva giocare. Anche la testa se necessario.
Un giorno sotto feste di Natale, che col Bui ed altri, partivamo per un viaggio a Parigi, lo trovammo alla stazione di Pisa. Appena vide il Bui, oggi medico a Rapallo, che Tommaso ricordava essere un giovane dilettante giocatore di corse ippiche, esclamò la fatidica frase in pugliese- "Folighe (il Bui in paese era chiamato la Folaga) lo vuoi un cavalle.......?"-: Seeeeee!!! vado a Parigi!"- rispose il Bui.
Anche Tommaso aveva i gabbioni dei coniglioli, però non teneva il maschio e doveva impregnare le conigliole perchè era il momento.Ma Beppe il maschio ce l'aveva.Eccome se ce l'aveva.
Lo Zizzolo abitava in linea d'aria dalla casa di Tommaso, sì e no cinquanta metri.
Tommaso lo convinse dopo una serie di tiritere a farsi prestare il maschio del conigliolo per portare a compimento l'opera: impregnare tutte e tre le femmine; così avebbe dato da mangiare ai ragazzi, che erano tanti..... poverini , come lui diceva quasi disperato.E poi il conigliolo avrebbe fatto ritorno al suo gabbione.
Beppe era uno buono e si lasciò "accilecculire". E prestò il maschio..."Bello, grosso, un fenomeno."
Dopo qualche giorno, Tommaso si presentò al bar dell'Omone, dove andava spesso a bere, con una sportina come usavano un tempo, con dentro il conigliolo di Beppe. -"Omone lo vuoi un conigliolo, te lo vendo? l'ho allevato io." disse Tommaso. L'Omone veniva da Lucca e non aveva mai allevato coniglioli; aveva fatto la guerra in Africa (brombillo? una lira. gulo? no ge) e poi sempre e soltanto il barrista e l'idea di mangiare un conigliolo allevato come Dio comanda, lo invogliava.
Si convinse e lo comprò.
Tommaso disse che glielo avrebbe venduto a meno perchè era un amico e che quasi quasi gli faceva un favore. Lo pesarono su una bilancia e l'affare fu fatto.
Dell'acquisto, fu informato per caso perchè passato dal bar, Vittorio il Gabbriellini, Ridoli; essendo quest'ultimo amico di Beppe, nel trovarlo la sera mentre andava dalla suocera al fosso, con la Mariolina sua moglie, gli disse ridacchiando:- "Scusa Beppe ma te mica avevi prestato un conigliolo maschio a Tommaso?" . Beppe insospettito e quasi rassegnato rispose:- Sì ma ormai è passato un po' troppo tempo.....mi sa che un lo vedo più."quasi sentisse nell'aria la disfatta. Vittorio allora replicò. "Lo credo anch'io! se lo vuoi, fatti invitare a pranzo dall'Omone. mi sa che la Vienna, la su' moglie l'abbia già cotto." Beppe imbufalito cercò Tommaso che dopo essersi giustificato, come faceva sempre quando combinava questi casini ( l'ho fatto per i bimbi) e cioè senza giustificarsi, non trovò di meglio, la notte, che riportargli la pelle, recuperata dall'Omone e attaccargliela vicino alla porta di casa.
-"Così qualcosa gli ho riportato" diceva in giro.....
-"Cosa vòi, 'un lo posso mia denuncià.....!" replicava Beppe
e sconsolato diceva-"Cià una famiglia numerosa..........."
Chissà dove saranno Beppino e Tommaso.
Certo nel cuore di questo paese.......
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