Carlo Roventini, di Bugiino era un signore benestante . Cresciuto con la bugia sul naso, tramandata da generazioni, amava stupire il prossimo dicendole grosse davvero.
Ne diceva molte, ma molte ne faceva anche.
Aveva per moglie la Irga., un fratello gemello Berto non vedente e un altro andato in America, Alfredino, che sposò la mitica Bardesca, che si presentava a Molina con certe scarpe coi tacchi che "un le prendeva in bocca un cane". Aveva anche due sorelle: La Tosca e la Mema (Livia), che era la mamma del Fava.
Dirigeva la segheria nel cuore del paese producendo cassette per la Genepesca. In segheria hanno lavorato tanti molinesi.In seguito la segheria la dirigerà Nanni, il figlio. Aveva anche una figlia, la Giovannina di "carlodibugiino", appunto. Come si diceva in paese per distinguerla da tante altre Giovanne.Della Eva, la Ciaccina di Neri, la Giovanna di Vico o la sorella di Beppe del fosso.
Si spacciava per essere un grande musicista. Suonava il clarino nella banda e diceva di comporre romanze. Ricordo un titolo che per un periodo girava in paese: "Sirenella" che aveva scritto per un carnevale di Timpano, ma grande successo non l'ha mai avuto.E poi, per farlo arrabbiare dicevano che copiava.
Competeva con Rampola, maestro della banda, che dirigeva molto meglio di lui; qualche volta di rado l'aveva anche sostituito, con scarso successo. Almeno a detta dei musicanti della banda stessa, e sotto voce. Capitava poi che durante le prove della banda, al circolo Acli, il maestro Rampola interronpesse, per riprendere questo o quell'errore. E Rampola era uno che quando correggeva si faceva notare, cominciando sempre la frase con un "dioarrabbiato"che è rimasto nella storia. Quando era la volta che riprendeva Carlo, erano scintille, perchè Bugiino non voleva correzioni, al punto che una volta, arrivò a sostenere che lo sbaglio non era suo, ma di Verdi che aveva scritto male quello che stavano suonando...
Sosteneva di avere uno stereo.... che quando metteva i dischi "si sentivano i respiri", ma diceva anche di possedere un cannocchiale con cui vedeva l'erba sulla luna. A chi sosteneva che fosse una bugia, si correggeva dicendo che con l'erba aveva esagerato, ma i bui (sulla luna) li aveva visti sicuramente.
Curioso come pochi, volle sperimentare una delle prime biciclette "Graziella" in mostra dai meccanici Maccioni-La Monaca. Il Maccioni, grande birbante gli sistemò la bici col sellino altissimo dietro e il manubrio tutto abbassato. Tornato dopo il giro di prova, fino alle Covinelle, ebbe a dire. "Scomodina!!!!"
Quando acquistò la Lancia Flavia, che aveva incorporato uno dei primissimi accendisigari, passando da Molina, a seconda di chi vedeva, si fermava e chiedeva-:"mi fai accendere?" indicando l'alloggio dell'accendino.
Ma il pezzo passato alla storia è in segheria con Gianni Palla......
Gianni stava sistemando del legno arrivato da poco, che sarebbe servito per il lavoro della settimana successiva. Lo accastatava a un muro vicino al capannone dove di solito veniva sgrezzato. Carlo passa, lo guarda e gli dice di spostarlo da un'altra parte. Gianni prima con le buone e in seguito irritato, gli dice che non ha senso quello spostamento, perchè di lì a due giorni l'avrebbero tagliato. Carlo lo guarda e gli dice: "Per cortesia vai in ufficio a prendere una carta intestata".
Gianni stupito si incammina verso l'ufficio, convinto che il padrone avesse cambiato discorso certo della impuntatura inopportuna. Presa la carta Gianni torna alla sua catasta di legna e trova Carlo che l'aspetta. Quest'ultimo si fa consegnare il foglio, lo avvicina e gli dice-;" Cosa c'è scritto quassù?". Gianni legge ad alta voce-;" Segheria Carlo Roventini Molina di Quosa Pisa".
."Ecco vedi il padrone sono io, Carlo Roventini, no Gianni Palla. Sposta le legna dove ti ho detto e sbrigati....."
Un fenomeno.
Nessun commento:
Posta un commento