I have a dream.
Tutti abbiamo sognato ad occhi aperti.
Tutti abbiamo fatto la classifica dei sogni più belli... dei desideri.
Il mio sogno più grande è una "storia fantasticante e verosimile" che ho raccontato a mia figlia un po' di anni fa e che oggi è diventata la nostra storia, tanto da perdere negli anni il confine fra fantasia e realtà.
Eccola-:" Ho ormai la certezza di avere sangue nobile nelle vene. Questa convinzione mi deriva da un sentire interiore che mi porto dentro sin da piccolo.Lo spleen del piccolo nobile.
Sono solitario nel decidere e a volte malinconicamente snob, anche se può non apparire; ma amo smisuratamente il popolo e la saggezza popolare,da cui ho imparato tutto.
I "maestri di popolo" sono stati i miei riferimenti. Quelli... "della semplicità che è difficile a farsi".
Aggiungo che oggi amare il popolo così smisuratamente bistrattato, è un sentimento nobile e snob. Per questo alimento senza sforzo la mia certezza."
Mia figlia si è convinta ed è stata incoronata mia diretta discendente; il gioco è fatto.
Siamo il Conte e la giovane Contessa.
Mia moglie Giovanna non si convince e non c'è verso di tirarla dentro questa discussione, se non per dire che io e Adele, siamo due presuntuosi visionari, quando è in bona; due scemi, quando la chiude alla svelta.
La ragione però che rafforza la mia appartenenza al rango e che ha dato certezza a un sentore che vivevo fin da piccolo, è il fatto che mia nonna Varalda (e già il nome potrebbe insinuare qualcosa); la tremendissima e insolente moglie del mite operaio della Piaggio Italo, mio nonno, figlio di contadini di Colognole; dicevo, la Varalda, colei che smusava chiunque la guardasse appena di traverso, che nessuno sognava come vicina di casa e che io redarguivo continuamente per i suoi modi bruschi ed infelici. Credo sia stata una delle poche nonne che faceva "le spie" a mio padre quanto piantavo qualche casino...; quel Soggettone lì, aveva il cognome Degli Esposti.
E suo padre si chiamava Giuseppe ed era figlio di NN, un trovatello come si usava dire un tempo.
Finita qui? mi direte. Che c'entra la nobiltà.
Invece no, perchè io ho sempre pensato e sognato che il mio bisnonno Giuseppe, marito della Corinna ed emigrato in Argentina all'inizio del secolo e mai più tornato, fosse figlio illegittimo di uno dei Conti della zona.
Il lungomonte delle ville gentilizie, Molina compresa, aveva fior di stalloni nullafacenti, dal sangue blu, che rincorrevano giovani servette procaci, nei prati delle loro belle dimore.
Giuseppe è sicuramente figlio di uno di questi "accadimenti". Svezzato pochi giorni e poi affidato all'orfanatrofio, dalla serva svergognata, che mai l'ha riconosciuto. Figurarsi il nobiluomo.
Battezzato in orfanatrofio, col nome del padre di Gesù, per rafforzarlo nell'anima. Col cognome imposto all'epoca, Degli Esposti, che era un classico dei trovatelli toscani, come Esposito lo era a Napoli. Ma col sangue blu, che è un elemento impossibile da rimuovere, un segno distintivo, tramandabile per generazioni. Decisi questi presupposti, il cerchio si è chiuso.
Così io e mia figlia "sappiamo" e ci siamo convinti di essere nobili e di questo andiamo fieri.
All'eredità ovviamente abbiamo rinunciato; sarebbe volgare monetizzare questo stato di grazia.
In fondo abbiamo o no sangue blu?
g
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