mercoledì 11 luglio 2012

Intercettazioni

Questa  storia  è un po' vera nella cornice e un po' giocata sul filo del ricordo e del racconto fantastico.
Sono però accettate correzioni...
E'dedicata al Tonfo, chi altri?

La politica a Molina, fino alla fine degli anni Sessanta seguiva i canoni nazionali. Dal dopoguerra gli stessi partiti, più o meno. I Socialisti divisi in due o tre, i Democristiani, abbastanza forti; nella parte nord del comune di San Giuliano la DC è sempre stata tosta. Naturalmente risentiva di "Lucca la bianca" e della forza della famiglia Benotto, veneti trapiantati nel lungomonte fra Molina e Ripafratta.  I Comunisti erano il primo partito, ma non forti e organizzati come in altri paesi del comune. I Liberali di Malagodi e i Repubblicani di La Malfa, pochi. I missini di Almirante, allora  nostalgici dichiarati del fascismo, fuori da ogni giro. Luvisotti ne era  e ne è rimasto l' emblema.
I comunisti avevano la loro sede in piazza di sopra, nel laboratorio-calzolaio di Buino. I democristiani non avevano sede ufficiale, ma il loro capo indiscusso  Benotto, godeva dell'appoggio incondizionato delle strutture della chiesa dell'asilo dalle suore nella buca e delle Acli. I socialisti non avevano una sede, erano forti a Ciapino ma facevano capo ai patrignonesi, perchè lì Pierino era attivissimo e lo è stato fino a poco tempo fa.
Invecchiati Buino e il Marchetti, i comunisti avevano Tonfo, come uomo di punta tuttofare, dalle feste dell'Unità alle tessere e la famiglia Del Genovese, che aveva alle spalle una storia solidissima di antifascismo.
Buba, babbo di Eugenio e di Gigi era una leggenda. Si raccontava che al tempo del fascismo, quando imperversavano le squadracce di prepotenti, nessuno avesse mai osato avvicinarsi a casa sua, perchè lui aveva fatto sapere che cenava col pennato sulla tavola; tanto per intendersi.
Insomma a parte questi dettagli, per anni a Molina si sapeva più meno quale era l'esito delle votazioni e l'appartenenza di questo o quello, ai partiti; ma l'Italia era così. I democristiani vincevano sempre e i comunisti dicevano di aver vinto, se aumentavano dalla volta precedente. Localmente i comunisti comandavano il Comune e governavano con i socialisti; quest'ultimi invece a livello nazionale erano al governo coi democristiani. Un classico. In  Toscana e nel centro Italia, i comunisti erano la maggioranza.
Il primo lampo di "altra politica" a Molina, avvenne nel 1968.
La Giovannina della Eva venne fermata alla Bussola col suo fidanzato, un pappianese di nome Loredano. Erano di Potere Operaio.
I fatti della Bussola, dove fu ferito gravemente da una pallottola il giovane Soriano Ceccanti, sarebbero passati quasi inosservati in paese, se non ci fosse stata la Giovanna di mezzo. Ma così fu, e Molina si divise e ridivise nel difendere e condannare.
Io bimbetto di 10-11 anni parteggiai subito per la Giovannina della Eva. Perchè gli volevo bene e mi piaceva; ero cresciuto con lei, anche se ero più piccolo e con il Topino, suo fratello. Mi piaceva la ragazza ,perchè era tosta, di colore e per me bella e strana.
E in paese si era cominciato a discutere degli estremisti di sinitra e di quello che stava accadendo in Italia. Poco dopo ci sarà la morte di Serantini a Pisa, la strage di piazza Fontana e quella di piazza della Loggia e anche da noi le tematiche drammatiche dell'Italia di quel periodo diventarono pane quotidiano.
Negli anni successivi un gruppo di giovani, "di seconda generazione del dopoguerra", ragazzi che erano andati tutti oltre le medie ( fu quella la prima leva  che si iscrisse in blocco alle scuole superiori e incontrò la politica pisana; fino ad allora molti ragazzi e ragazze  anche capaci, smettevano raggiunta la terza media), cominciò a frequentare la sezione del Pci che si era trasferita in fondo borgo. In realtà fu  il referendum sul divorzio,  che aveva scatenato divisioni  ad avvicinare quel gruppo giovani alla sezione;più con l'obbiettivo di "darle a Fanfani", piuttosto che iscriversi al Pci. Quei giovani erano  critici verso i rituali comunisti come lo si è verso un padre autoritario, ma il Tonfo che vedeva lungo, aveva permesso loro di frequentare in autonomia i locali di fondo borgo. I vecchi del partito mal sopportavano quei ragazzi iriverenti e presuntuosi, soprattutto quando a volte presi dal gusto del sarcasmo feroce, facevemo notare che il loro "era un comunismo superato", e che avrebbero creduto anche che "i coccodrilli avrebbero volato", se solo l'avesse detto Berlinguer. Ma il Tonfo grande maestro di popolo chiedeva ai suoi compagni di sopportare, sostenendo che quella generazione irriverente prima o poi si sarebbe calmata, e sarebbe  stata  la risorsa del futuro... e aveva ragione il grande Sfingi Benito Vittorio, classe 1938, così chiamato con due nomi propri importanti, del duce e del re, che avevano permessoa suo padre di prendere due pacchi premio.
Un comunista Tonfo che "andava lontano", altrochè.
Ebbe così ragione, che  di lì  poco, nel 1975, allorquando in Spagna l'allora dittatore Franco condannò un gruppo di giovani baschi alla garrota, contro il parere di tutto il mondo, quel gruppo di giovani non esitarono a scrivere un manifesto di dura condanna con tanto di firma, inaugurando la bacheca sul platano in piazza a Molina. Quello oggi tagliato.
La cosa che colpì e  fece capire che i ragazzi erano "seguiti con interesse", fu che la mattina dopo aver affisso il manifesto di condanna del regime franchista, il pezzo di tazebao dove erano apposte le firma, era sparito. Adesso qualcuno in casa aveva i nomi di tutti quelli che bazzicavano "dal Tonfo" così si usava chiamare la sezione del PCI molinese.
Nel 1976 in paese nacque il "Gruppo 76", che riunì sotto una sigla quel gruppo di giovani che pochi mesi prima, aveva firmato quel manifesto famoso contro il caudillo Francisco Franco . Insieme a loro, non ancora ventenni, guidavano la pattuglia anche lo Scotino, il Bui,  il Moriani e altri.  Il nome non fu pensato facendo sforzi immani, il 76 era l'anno in corso.  La  sede, diventò la stanzetta accanto alla sezione del Pci. Per capirci quella dove negli anni sessanta il Maccioni e La Monaca i meccanici, avevano la mostra di bici.
L'accordo coi comunisti che concedevano gratis la sede era, massima libertà d'azione e rapporti chiari e leali.Nessuna censura.
Al grupppo aderirono molti ragazze e ragazzi del paese. Alcuni venivano trascinati nel mucchio per curiosità, altri per interesse passeggero. Comunque le stanze in fondo borgo erano sempre piene di gente  e discorsi.
Il gruppo 76 si fece notare subito per un giornaletto "irriverente" che usciva di domenica mattina.
Gli articoli più feroci prendevano di mira i frequentatori della chiesa; per esempio le spazzine, che non pulivano casa per lustrare invece con fatica le panche della chiesa stessa o gli uomini delle processioni che si ammazzavano per portare "il trono" e a casa non spostavano una seggiola...e via così. Fino a difendere l'aborto  e tutte le cause civili, di cui in quegli anni si parlava e ci si divideva. Il gruppo dette vita anche a una rete culturale insieme ai giovani di San Giuliano, Arena Metato e Pontasserchio che nell'Inverno fra il 76 e il 77, produsse una serie di eventi culturali nei nostri paesi di cui fino ad allora, non si era mai vista traccia. Di tutti questi giovani organizzati si cominciava a parlare e prestare attenzione: il Partito Comunista Sangiulianese, perchè preoccupato, che tutte quelle energie provenienti dal suo ceppo, si dileguassero nei mille rivoli dell'estremismo dell'epoca; e quelli che oggi sono definiti i moderati e allora erano per noi la destra borghese e becchettona, perchè quelle irriverenze cominciavano a pesare. A Molina era così.Ma anche a Metato uno spettacolo sull'omosessualità generò un gran putiferio nella sezione del Pci locale.
Mentre l'attività del gruppo non trovava sosta, faceva proseliti e creava inquietudine,un giorno nel bar di Bruno alla Botteghina apparve affisso sul muro un volantino, che invitava le persone ad aderire ad una associazione che si sarebbe occupata dei problemi della frazione.
Il suo nome era tutto un programma: Quosa Domani.
Tutti ad interrogarci chi fossero. Ma siccome era stato individuato"l'attacchino",si capì subito che il gruppo in questione era formato da una serie di soggetti sicuramente collocati al centro-destra del Parlamento, si direbbe oggi. Democristiani non troppo bazzicanti la chiesa paesana ma più politici, liberali benestanti e qualche missino non dichiarato;  accumunati però da un unico vero obbiettivo potente, che trent'anni dopo diventerà l'ossessione di un uomo piccolo col riporto e i rialzi nelle scarpe: l'anticomunismo.
La reazione del Tonfo, fu di appiccicare nel bar un volantino provocatorio che invitava tutti a una fantomatica riunione sui problemi del paese, firmandolo, "Molina ieri, oggi, domani, sempre."
Fu un errore. Era caduto nella trappola, perchè questo permise ad un altro volantino di sbeffeggiare la nostra reazione. e avere così il riconoscimento ufficiale del paese.
Furono "fermati i lavori". Bisognava capire e non commettere errori
Intanto i manifesti di Quosa Domani uscivano puntualmente. Era stata fatta fare anche una bacheca con regolare permesso, che li distingueva dall'illegale affissione al platano, che la Sinistra di questo paese  ha sempre fatto nella sua storia.
I manifesti criticavano il comune, rosso ovviamente, e i comunisti del paese.
Nessuno sapeva se Quosa Domani avesse una sede;  e nessuno sapeva chi fossero, a parte l'attacchino che si prestava, un po' perchè ciucio (come dicono in alcune zone quando vogliono essere bravi con gli sciocchi e un po' esibizionista). Comunque un piovuto direbbero i vecchi del paese.
Partirono "le indagini", cercando di pedinare i sospetti e dove andassero a riunirsi. almeno in casa di chi; poi il Tonfo, una sera  uscendo di casa, in fondo borgo, nel buio, vide un movimento veloce e capì, perchè riconobbe un soggetto e realizzò...
Le riunioni avvenivano in fondo borgo..... in una stanza a cui si accedeva da un cancello privato nel buio più completo. Geniale e riservato. La proprietaria del fondo, era probabile che partecipasse alle riunioni o più semplicemente, essendo in bona con l'attacchino, gliela aveva prestato.
Svelato l'arcano, non ci volle molto a scoprire,che la stanza delle riunioni di Quosa Domani, era a parete con la sezione dl Pci. magico!
Per capire: provate ad andare in fondo borgo e raggiunta la porta della vecchia sezione del Pci, ora non so cosa ci sia, mi pare un sindacato dei pensionati, ma per i più vecchi, dove un tempo c'era il meccanico, accanto al negozio di barbiere; beh, se ci siete, guardate la porta e capirete che dalla parte di là del palazzo c'è il giardino della villa. Ma a filo del giardino, cè il retro del palazzo. In fondo ci sono delle stanza buie. Uno stanzone che per un periodo è stato anche magazzino di Bruno della botteghina. Vi si si accede, varcando un cancello bianco, ora sarà stinto, dove c'è il vecchio piccolo edificio della Pibigas, ricordate? e dopo a sinistra iniziano le Covinelle.  Entrati dal cancello, in fondo sulla destra c'era l'entrata. Lì, zitti zitti ,si riunivano quelli di Quosa Domani. Chissà perchè poi fossero così silenti e schivi non l'abbiamo mai capito. Che timori avessero men che meno, visto che i temi trattati erano semplici critiche (qualche volta anche giuste, e certamente nel solco del rapporto classico, fra maggioranza e opposizione) alla sinistra locale di governo. Fatto sta, che affidavano le uscite pubbliche, solo all'attacchino "piovuto", che affiggeva i comunicati in bacheca, a tarda notte, dopo che era stata fatta la riunione.
La parola d'ordine fu che "bisognava prevenirli". E così dopo aver scoperto che solo una parete, separava le due sedi, il Tonfo perse un pomeriggio a forare il muro divisorio col trapano a punta grosa e poi più fine, via via, facendo attenzione a non toccare l'intonaco dall'altra parte. Arrivo filo filo. Solo una lessola di muro era rimasta in piedi. Di qua, dalla parte dei comunisti, il buco fu tappato con un finto interruttore.I vecchi del partito non avrebbero dovuto sapere niente, e così fu.
Ora bastava attendere la prima riunione utile. Scattarono gli appostamenti e la sera fatidica arrivò. Tonfo aveva infilato nel buco, un microfono che a quei tempi era una novità. come l'aveva avuto non si è mai saputo ma certo era noto per essere un aggeggino.
Aveva poi collegato il microfono a un registratore, che messo in moto, aveva registrato alla "bona" la conversazione. Alcune frasi captate, erano bastate per individuare il tema di cui parlavano e organizzare una risposta. All'una di notte la replica era pronta. tutti attesero al buio in sezione che gli altri uscissero dalla riunione e che l'attacchino facesse la sua funzione;  e dopo fu affisso il manifesto con la replica al platano.
Al mattino, quando alcuni di Quosa Domani, videro la risposta, cominciarono a sospettare che fra loro ci fosse una talpa, che riportava fuori le cose. E la fiducia tra loro cominciò a vacillare come del resto poco durò quell'effimera associazione che nessun male faceva. "Le intercettazioni" furono fatte un altro paio di volte con relativa replica, poi verificato che gli argomenti trattati non dicevano granchè e anche per non essere scoperti, l'impresa fu abbandonata. Ovviamente senza dire niente a nessuno e lasciando mille dubbi fra i nostri antagonisti ( così chiamati per convenzione).
Il giochino finì dopo aver divertito molto.Ma finì.
Del resto in quegli anni molti di noi rincorrevano "il sol dell'avvenire", e dopo un po' convenimmo che non avevamo tempo da perdere, con un gruppo di persone intente a dire male dei cassonetti dell'immondizia del comune.Cassonetti che in fin dei conti facevano schifo anche a noi.
Noi però, assaltavamo il cielo.........
g

1 commento:

  1. La politica con questa passione non è stata più vissuta in Italia, nel bene e nel male. Io penso che sia più un male, al di là delle degenerazioni violente. Ora la parola sulla bocca di tutti è "antipolitica", "la casta"... ma nessuno che si sporchi le mani.

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