giovedì 12 luglio 2012
Il Tordo, un omaggio tutto personale.
Questa foto è del 1977. siamo in giro per l'Europa.
Io e Antonio Orsini, detto il Tordo.
Da quando lo conosco? Da sempre.
Antonio ha un anno più di me.
Agli inizi delle elementari, lui in terza e io in seconda, le nostre classi per pochi giorni furono accorpate, perchè la sua maestra, l'Agrimi (la mia era la Redini), fu inviata alla scuolina di Ciapino, sul poggio, dove ora abita il Pippolo, in attesa della maestra ufficiale.
Beh, in quei pochi giorni che passammo insieme in classe, occupammo lo stesso banco.
La maestra ci disse:-" Voi due non siete della stessa classe, dividetevi!"
e noi rispondemmo:-"Ma noi siamo amici!"
Ecco io e Antonio siamo amici. Punto.
L'amicizia vera non si spiega, è così. Tollera difetti e smussa casini.
Antonio Orsini detto il Tordo, soprannome storico, figlio della Nara del Burattino e di Velio, il Troio, è un "fenomeno" vivente.
Uno che ammazza i problemi tirandogli al volo. E per questo, lo invidio da una vita.
Ha una bella figlia, Chiara e una nipote uguale a lui... Ma soprattutto ha una grande moglie: Stefania (la sorella piccola del Cola). Che conosco fin da bimba e che in gioventù ho sostenuto, quando lei litigava coi genitori e si dileguava incazzata, perchè in casa,quei frettolosi, la volevano presto sposa... E Antonio (poverino) non era ancora pronto. E Stefania lo capiva così bene, che alla fine ha avuto ragione, perchè la sua sposa è diventata.
Un bel casino però accadde, quando accompagnai il ragazzo al treno per il militare (andava ad Orvieto), e la sua futura suocera, la Anna del Cola, che in quel periodo lo voleva a seggiola per forza, si parò davanti alla Mini Minor di mio padre, gridando al "futuro militare" di scendere. Lui mi disse perentorio:-"vai a diritto!( io ho sempre sostenuto che abbia detto a diritto intendendo, schiacciala; ma lui ha sempre negato, affermando che volesse dire ignorala)" Io comunque, mi fermai, scesi e la rabbonii; mentre lui stava chiuso in macchina col vetro chiuso, guardando da un'altra parte.
Oggi è un genero modello... Di quelli che tutte le suocere vorrebbero.
Andai anche alla Piaggio per dirgli che era morto Velio, suo padre, e non fu facile, ma toccò a me. La Nara mi disse-"Gabriele vai te a prendere al lavoro "il mio Antonio!" e io ubbidii, come se me l'avesse detto la mia mamma. Una volta, a scuola, per aiutarlo a fare un compito di matematica di recupero, mi sono sobbarcato una maratona fino ai Passi, da via Contessa Matilde dov'era la scuola, per farmi fare al volo il compito da Maciste che era ingegnre e fece il compito in sette minuti, tornare a scuola, passarglielo dalla finestra e vederlo subito requisire dal professore;vanificando un piano elaborato con cura la sera prima da Bruno e rischiando, se mi avessero visto una certa sospensione dalla scuola.
Ma quanto l'abbiamo raccontata questa storia!!!
Insieme abbiamo fatto diventare lo Straniero un molinese doc e ne andiamo fieri. Da ragazzi abbiamo passato tutti e tre insieme e in seguito anche col Pippolo, tante ore, che non siamo in grado di contarle.
Abbiamo fatto viaggi, foto, visto concerti e ascoltato dischi, fatto campeggi e scìato ( con lui a 15 anni ho fatto la prima settimana bianca sulle dolomiti), visto corse in macchina, rincorso Niki Lauda e Rally all'Isola d'Elba. Io gli ho rotto i coglioni con la politica da sempre e loro hanno sempre capito questo mio furore, fin da quando eravamo piccoli. Loro si sono appassionati alle moto e io li ho guardati e mi sono sempre seduto dietro. Loro guidano bene la macchina io no e li ammiro. Con loro non guido mai, salgo e non ho paura della velocità. Ora, ogni tanto si va in gommone.Non ci siamo mai persi di vista, nemmeno quando la vita ti strizza. E spesso accade... che ti strizzi.
Una sera stavo facendo un comizio a San Giuliano per la mia seconda legislatura da Sindaco, era maggio nel 1999; sotto il palco vidi Antonio e il Pippolo, che mi facevano dei cenni strani. Finii di parlare e li raggiunsi. Antonio, mi comunicò che lo Straniero era all'ospedale a Lucca per alcuni problemi. Io lasciai tutti lì, politicanti e affini e stetti con loro, intorno al letto di Claudio, tutta la sera. E mi fece bene.... e ci fece bene.
Così come la sera, che in preda a un mal di testa feroce, dopo essermi operato di menisco ( la feroce epidurale!!!), quattro o cinque anni fa, li vidi arrivare (tordo straniero e pippolo) a ortopedia di Lucca, dove lo straniero fa il fisioterapista, dopo le dieci, con un mazzo di fiori... che avevano regolarmente "grattato" dall'aiuola davanti all'ospedale. E mi fecero ridere, nonostante il dolore.
In un gruppo di amici così, il Tordo eccelle per essere uno che sa fare tutto di mecccanica ed è per questo che è richiesto a gran voce nei gruppi della ricerca universitaria, dove in tanti studiano ma nessuno sa mettere una vite. In questi trent'anni ha lavorato alla Piaggio, in Ferrovia, all'Enel di Larderello e ora appunto all'Università, all'Istituto di Fisica Nucleare. Ogni tanto va anche a Ginevra al Cern ( pensa te!!!) e ha la macchina con la targa straniera, che lo fa molto snob; a volte va addirittura in America (lo vedesse la Cinina, che era sua zia, sai quanti racconti...).
In tempi di scoperte del bosone di Higgs, ci mancherebbe che dessero il Nobel al gruppo di ricerca con cui ogni tanto lavora. Un pezzettino toccherebbe anche a lui come meccanico. Lui, appunto che al bosone gli strige le viti... che altro! Ma chi lo reggerebbe.
Ora fa anche l'orto a Ciapino, ma non si vede un pomodoro nemmeno a pregarlo.
Se avessimo bisogno di vitamine, non saranno quelle del suo orto ad aiutarci.
E' sua la grande battuta, già raccontata, di quella sera quando dalla curva del fondo del Piccino verso Ciapino, facevamo le foto al paese con la macchina sul cavalletto, da veri professionisti. Era una sera fredda e illuminata di Gennaio, era passata già mezzanotte. Io guardavo infreddolito il panorama, attratto dalle lucine del paese silenzioso, che dormiva; ero soddisfatto e meravigliato dalla bellezza che avevo davanti; e si vedeva. Lui leggendomi la felicità sul viso, mi guardo e disse- "Lele, questo paese è bellissimo, è la Parigi della Valdiserchio!" E scattò la foto...
Quando è nato "Molina mon amour", ho pensato a lui e allo stupore di quella notte.
g
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Sono capitato su questo blog per caso, e ne sono rimasto affascinato. Ben scritto, con un linguaggio colloquiale, a volte rude ma sempre ricercato allo stesso tempo. Racconta di storie di paese che mi fanno ripensare al mio, di paese... Alle storie di mio padre, alla mia infanzia. Mi pare che prendano vita davanti a me, i personaggi descritti. Sinceri complimenti.
RispondiEliminaAlberto