..... e buon futuro a tutti.
\\\
sabato 31 dicembre 2011
martedì 27 dicembre 2011
Abbracci
..... e un 26 Dicembre da Antonietta e John per un brindisi augurale, sul tardi della sera; intimo, carico di ricordi e amicizie vere, ma con l'occhio vigile sul futuro, ancora tutto da vivere e che sognamo migliore.
buon anno
gs
buon anno
gs
domenica 25 dicembre 2011
sabato 24 dicembre 2011
Il coro
Da sinistra:
Maria di Beo, la Ciaccina, la Piera di Romeo, la Bonaria, la Silvana di Beo, Roberto del Moretti, Antonio della Franca, la testina di Ernesto di Pipone, col velo la Franca spettacolare, la Luciana del rio e nel mezzo fra lei e la Franca, la sua sorella Franchina che finì in America. Poi la Emma di Pasqualino, la Loise. la Giuliana del Corti, la Graziella di Ganna e la Anna della Buca. la bimba davanti è la Elena di Beo e all'organo il Peloso.
O chi è la testina dietro a tutti? Qualcuno dice il Pottella......
... e invece no... non è il Pottella ma Aurelio dell'Angiolina. Così mi informa una fonte autorevolissima.
giovedì 22 dicembre 2011
4 Raccontarello della Domenica: Calendari profumati
Buone feste.
Era scritto con un pennarello grosso sul davanti di una scatola bianca.
La scatola era coperta da un tappo con intorno incollato un filo argentato, di quelli che servono per addobbare gli alberi di Natale. Ora mi pare che si usino sempre meno.
In mezzo al tappo una feritoia artigianale fatta con le forbici, per consentire il passaggio delle monete.
Era fatta così, senza tanti fronzoli, la cassetta delle mance delle feste di Natale nella bottega di barbiere di mio padre.
Quando mancavano una decina di giorni al Natale, la scatola appariva su un lato degli armadietti bassi sotto lo specchio, in mezzo a forbici e rasoi. E accanto alla scatola i calendarietti profumati, un po' scostumati per quell'epoca (ma il mio babbo non esagerava mai).
Il "ragazzo di bottega", una volta finito il servizio, faceva gli auguri al cliente, consegnava il calendarietto e intascava la mancia che finiva dentro la scatola sul bancone.
Li ricordo tutti i calendari, uno per uno.
Verso la fine di Novembre, quando arrivavano, aiutavo mio padre a sistemarli.
Già l'apertura del pacco era una poesia, perchè immediatamente venivi colto da un profumo che ti rimaneva nel naso per tutta la notte. E poi andavano imbustati e anche guardati, naturalmente.... si sa che il figlio di un barbiere su "certe tematiche" cresce prima ( a proposito di educazione sentimentale!)......ed io fatta la lezione di scuola, cominciavo la lezione di vita; dopo le sei andavo in bottega dal mio babbo e ascoltavo, ascoltavo, fingendo di leggere Hurrà Juventus...
I calendarietti profumati con le nappine e le donnine osè stavano dentro una bustina traparente e a misura.
Di solito venivano tenuti nel portafoglio.
Dopo averli imbustati il mio babbo, senza dirlo alla Piera, la mia mamma ( se no avrebbe urlato come una matta), me ne regalava uno, chiedendomi un patto di lealtà e di non farlo vedere a nessuno, prima che non fosse iniziata la distribuzione in negozio. Ed io rispettavo il patto, perchè il mio babbo si fidava di me ed io ci tenevo alla sua fiducia. Così è sempre stato, per tutta la vita.
Comunque a quel tempo, intorno alla fine degli anni sessanta primi settanta, avevo poco più di dieci anni, tenevo per più di due settimane il calendarietto in cartella con le donnine in bella mostra.
Vicino al Natale i calendari cominciavano a essere consegnati e allora io potevo farli vedere ai miei amici;
Col tempo le donnine si sono scollacciate, di solito erano attrici o modelle in voga in quel periodo.
Ne ho ritrovati alcuni; uno con una Laura Antonelli bellissima, del 1975.
Ma lì ormai ero cresciuto e la magia, quella della scoperta vera, era già finita.
Comunque Buone feste.
Ecco i calendari, il profumo è ormai evaporato.
La mancia non importa, grazie.
Era scritto con un pennarello grosso sul davanti di una scatola bianca.
La scatola era coperta da un tappo con intorno incollato un filo argentato, di quelli che servono per addobbare gli alberi di Natale. Ora mi pare che si usino sempre meno.
In mezzo al tappo una feritoia artigianale fatta con le forbici, per consentire il passaggio delle monete.
Era fatta così, senza tanti fronzoli, la cassetta delle mance delle feste di Natale nella bottega di barbiere di mio padre.
Quando mancavano una decina di giorni al Natale, la scatola appariva su un lato degli armadietti bassi sotto lo specchio, in mezzo a forbici e rasoi. E accanto alla scatola i calendarietti profumati, un po' scostumati per quell'epoca (ma il mio babbo non esagerava mai).
Il "ragazzo di bottega", una volta finito il servizio, faceva gli auguri al cliente, consegnava il calendarietto e intascava la mancia che finiva dentro la scatola sul bancone.
Li ricordo tutti i calendari, uno per uno.
Verso la fine di Novembre, quando arrivavano, aiutavo mio padre a sistemarli.
Già l'apertura del pacco era una poesia, perchè immediatamente venivi colto da un profumo che ti rimaneva nel naso per tutta la notte. E poi andavano imbustati e anche guardati, naturalmente.... si sa che il figlio di un barbiere su "certe tematiche" cresce prima ( a proposito di educazione sentimentale!)......ed io fatta la lezione di scuola, cominciavo la lezione di vita; dopo le sei andavo in bottega dal mio babbo e ascoltavo, ascoltavo, fingendo di leggere Hurrà Juventus...
I calendarietti profumati con le nappine e le donnine osè stavano dentro una bustina traparente e a misura.
Di solito venivano tenuti nel portafoglio.
Dopo averli imbustati il mio babbo, senza dirlo alla Piera, la mia mamma ( se no avrebbe urlato come una matta), me ne regalava uno, chiedendomi un patto di lealtà e di non farlo vedere a nessuno, prima che non fosse iniziata la distribuzione in negozio. Ed io rispettavo il patto, perchè il mio babbo si fidava di me ed io ci tenevo alla sua fiducia. Così è sempre stato, per tutta la vita.
Comunque a quel tempo, intorno alla fine degli anni sessanta primi settanta, avevo poco più di dieci anni, tenevo per più di due settimane il calendarietto in cartella con le donnine in bella mostra.
Vicino al Natale i calendari cominciavano a essere consegnati e allora io potevo farli vedere ai miei amici;
Col tempo le donnine si sono scollacciate, di solito erano attrici o modelle in voga in quel periodo.
Ne ho ritrovati alcuni; uno con una Laura Antonelli bellissima, del 1975.
Ma lì ormai ero cresciuto e la magia, quella della scoperta vera, era già finita.
Comunque Buone feste.
Ecco i calendari, il profumo è ormai evaporato.
La mancia non importa, grazie.
1956 |
1971 |
1975 |
venerdì 16 dicembre 2011
3 Raccontarello della Domenica: Mi risulta......
Questa storiella è dedicata a Renato il Marchetti e Buino.
Quand'ero piccino i bar a Molina erano tanti. Provo ad elencarli a memoria: in piazza di sotto c'era la botteghina da Bruno, ora ci sono Carletto e Luca; poi la pergolina, prima di Pasquale, poi di Caccole (c'è una foto storica pubblicata sul blog) e alla fine dell'Omone; all'inizio della via Nova (la Panoramica, ora intestata a Pertini) c'era Manlio che vendeva la panna. In piazza di sopra c'era l'Acli, in piazzetta il circolo dell'Arci e il barretto della Giulia di Lana, una donna che ricordo sempre vestita di nero, davanti al tiglio che non c'è più.
Sui ponti vicino a dove stava Cristo, alla curva stretta, c'era un'altro barretto; poi si arrivava a quello di Ciapino, bellissimo con la ringhierina in prospettiva e sotto la bottega e sopra il ristorante di Santi.
Fondeto, Freghino e dal Guidotti (battezzato Quattro venti dagli studenti universitari pisani, che lì avevano mangiato, prima della partenza per la battaglia di Curtatone e Montanara) erano vecchie trattorie ristoro.
Freghino credo che ogni tanto apra ancora, Fondeto è andato da tempo, Quattro venti è sopravvissuto al grande Francone, grazie alla Elda e alle figlie Nicoletta e Francesca.
Ma la storia che voglio raccontare riguarda il circolo in piazzetta. CRAL, diceva l'insegna di allora (Circolo Ricreativo Assistenza Lavoratori) associazione fondata dai socialisti e i comunisti nel dopoguerra, per permettere a quella classe sociale portata alla dignità dalla lotta di Liberazione, di avere i suoi luoghi di svago e di intrattenimento. I CRAL con gli anni, sono poi stati riuniti nell'Arci, associazione culturale storica della Sinistra. Oggi il circolo molinese resiste ed è punto di riferimento della vita sociale del paese, grazie all'impegno di alcuni eroi; ne cito uno per tutti sicuro di non fare torto a nessuno: Angiolino Bernardi, il presidente.
Ma il mio racconto parte da lontano.
Anni sessanta; il circolo è poco frequentato. La maggior parte dei molinesi vanno ai bar in piazza di sotto.
Al CRAL continuano ad andare solo alcuni irriducibili. Tutti rigorosamente comunisti o socialisti, usciti dalle ferite della guerra. In quel periodo il Presidente del circolo è il Marchetti, marito della Mary, figliola del Morino ( migrato in Galifornia, con la g come lui diceva e ritornato a casa). La figliola del Marchetti è la Laura, mamma di Simone e moglie del Pilli, figliolo di Sandrino il vinaio sul rio.
Il Marchetti era un'autorità: comunista, operaio, persona seria e rispettata.
Durante una riunione del Consiglio del Circolo di cui faceva parte anche Francesco Paolini calzolaio, detto Buino, segretario del Partito Comunista, viene fuori la questione che la dispensiera aveva una tresca con un avventore; quest'ultimo aveva l'abitudine di andare al circolo la sera verso le sette, quando non c'era nessuno e consumare le sue passioni d'amore con la barrista, appoggiandola letteralmente con la pancia sul bancone e consentendo a lei, durante l'accoppiamento (una sveltina velocissima), di vigilare tenendo la testa girata verso la porta d'entrata, senza nessuna fatica. A quell'ora nessuno andava al bar e tutto era sempre filato liscio e poi se qualcuno si fosse presentato, c'era tutto il tempo per il "cavaliere", di ritrarsi, ricomporsi senza fretta e semmai ripiegare in bagno, attraverso la porticina subito a sinistra del bancone.
I due amanti però avevano sottovalutato il fatto che le finestre del circolo, anzi le serrande delle finestre, avevano delle feritoie che permettevano di poter vedere tutto quello che accadeva all'interno. E una della finestre e dirimpetto al ba ncone, come ora.
Qualcuno ( nei paesi c'è sempre chi di mestiere non si fa mai i fatti suoi) aveva capito la tresca e dopo aver studiato le mosse degli amanti, ne godeva le scene d'amore affacciato alle feritoie; comodo come al cinema o in un palchetto a teatro. Il guardone però non si era accontentato dello spettacolo (ahilui) gratis ma aveva anche raccontato in giro la cosa ( forte del fatto, che annovera molti sciocchi, che se non lo racconti è come se non l'avessi fatto), per cui alla serranda della finestra s'era fatta la fila; e la cosa era diventata di dominio pubblico.
Fu allora riunito d'urgenza il consiglio del circolo che, dopo aver biasimato l'accaduto (i comunisti usciti dal dopoguerra erano moralisti più dei preti), prese la decisione solenne con tanto di verbale scritto, che il Presidente Marchetti avrebbe dovuto comunicare alla dispensiera che "quella cosa" doveva finire.
-"Va bebe, lo faccio io, ma cosa gli dico?"- disse il Marchetti preoccupato.
-"Sono affari tuoi "-rispose Buino.
"Il Presidente sei te e questa "vergogna" non può essere tollerata dal Partito. Fai la tua parte!"- E Buino era uno che sapeva come si davano gli ordini politici, essendo il segretario del Partito.
Il Marchetti si rimuginò tutta la notte nel letto convinto che quello che gli avevano dato era un compito scabroso. Maledisse il ruolo di Presidente a cui tanto teneva, ma si convinse che il lavoro andava fatto senza tanti giri di parole. E così fu. Il giorno dopo tornato dal lavoro, si fece coraggio e andò al circolo; appena entrato vide la dispensiera sola dietro il bancone; la stanza era vuota..... raccolse tutte le energie, gonfiò il petto e disse tutto d'un fiato -"Mi risulta che qui si tromba, meglio smettere e....... alla sveltina!!!!"
Poi girò i tacchi e torno a casa soddisfatto. Aveva fatto la sua parte, autorevole e senza tanti giri di parole.
La dispensiera lo guardo attonita e senza parole....quasi senza capire, continuando a lavare i bicchieri.
La sera dopo cena, il Marchetti tornò al bar come se niente fosse accaduto.La dispensiera lo salutò come sempre, gli fece il corretto al rumme e tutto fini lì.
Le chiacchiere raccontano che nessuno abbia mai smesso di fare niente, ma questa è un'altra storia che non ci interessa.
Le serrande con le grate mi pare abbiano resistito a tutti questi anni.......
Provate a vedere.
E' così...
Quand'ero piccino i bar a Molina erano tanti. Provo ad elencarli a memoria: in piazza di sotto c'era la botteghina da Bruno, ora ci sono Carletto e Luca; poi la pergolina, prima di Pasquale, poi di Caccole (c'è una foto storica pubblicata sul blog) e alla fine dell'Omone; all'inizio della via Nova (la Panoramica, ora intestata a Pertini) c'era Manlio che vendeva la panna. In piazza di sopra c'era l'Acli, in piazzetta il circolo dell'Arci e il barretto della Giulia di Lana, una donna che ricordo sempre vestita di nero, davanti al tiglio che non c'è più.
Sui ponti vicino a dove stava Cristo, alla curva stretta, c'era un'altro barretto; poi si arrivava a quello di Ciapino, bellissimo con la ringhierina in prospettiva e sotto la bottega e sopra il ristorante di Santi.
Fondeto, Freghino e dal Guidotti (battezzato Quattro venti dagli studenti universitari pisani, che lì avevano mangiato, prima della partenza per la battaglia di Curtatone e Montanara) erano vecchie trattorie ristoro.
Freghino credo che ogni tanto apra ancora, Fondeto è andato da tempo, Quattro venti è sopravvissuto al grande Francone, grazie alla Elda e alle figlie Nicoletta e Francesca.
Ma la storia che voglio raccontare riguarda il circolo in piazzetta. CRAL, diceva l'insegna di allora (Circolo Ricreativo Assistenza Lavoratori) associazione fondata dai socialisti e i comunisti nel dopoguerra, per permettere a quella classe sociale portata alla dignità dalla lotta di Liberazione, di avere i suoi luoghi di svago e di intrattenimento. I CRAL con gli anni, sono poi stati riuniti nell'Arci, associazione culturale storica della Sinistra. Oggi il circolo molinese resiste ed è punto di riferimento della vita sociale del paese, grazie all'impegno di alcuni eroi; ne cito uno per tutti sicuro di non fare torto a nessuno: Angiolino Bernardi, il presidente.
Ma il mio racconto parte da lontano.
Anni sessanta; il circolo è poco frequentato. La maggior parte dei molinesi vanno ai bar in piazza di sotto.
Al CRAL continuano ad andare solo alcuni irriducibili. Tutti rigorosamente comunisti o socialisti, usciti dalle ferite della guerra. In quel periodo il Presidente del circolo è il Marchetti, marito della Mary, figliola del Morino ( migrato in Galifornia, con la g come lui diceva e ritornato a casa). La figliola del Marchetti è la Laura, mamma di Simone e moglie del Pilli, figliolo di Sandrino il vinaio sul rio.
Il Marchetti era un'autorità: comunista, operaio, persona seria e rispettata.
Durante una riunione del Consiglio del Circolo di cui faceva parte anche Francesco Paolini calzolaio, detto Buino, segretario del Partito Comunista, viene fuori la questione che la dispensiera aveva una tresca con un avventore; quest'ultimo aveva l'abitudine di andare al circolo la sera verso le sette, quando non c'era nessuno e consumare le sue passioni d'amore con la barrista, appoggiandola letteralmente con la pancia sul bancone e consentendo a lei, durante l'accoppiamento (una sveltina velocissima), di vigilare tenendo la testa girata verso la porta d'entrata, senza nessuna fatica. A quell'ora nessuno andava al bar e tutto era sempre filato liscio e poi se qualcuno si fosse presentato, c'era tutto il tempo per il "cavaliere", di ritrarsi, ricomporsi senza fretta e semmai ripiegare in bagno, attraverso la porticina subito a sinistra del bancone.
I due amanti però avevano sottovalutato il fatto che le finestre del circolo, anzi le serrande delle finestre, avevano delle feritoie che permettevano di poter vedere tutto quello che accadeva all'interno. E una della finestre e dirimpetto al ba ncone, come ora.
Qualcuno ( nei paesi c'è sempre chi di mestiere non si fa mai i fatti suoi) aveva capito la tresca e dopo aver studiato le mosse degli amanti, ne godeva le scene d'amore affacciato alle feritoie; comodo come al cinema o in un palchetto a teatro. Il guardone però non si era accontentato dello spettacolo (ahilui) gratis ma aveva anche raccontato in giro la cosa ( forte del fatto, che annovera molti sciocchi, che se non lo racconti è come se non l'avessi fatto), per cui alla serranda della finestra s'era fatta la fila; e la cosa era diventata di dominio pubblico.
Fu allora riunito d'urgenza il consiglio del circolo che, dopo aver biasimato l'accaduto (i comunisti usciti dal dopoguerra erano moralisti più dei preti), prese la decisione solenne con tanto di verbale scritto, che il Presidente Marchetti avrebbe dovuto comunicare alla dispensiera che "quella cosa" doveva finire.
-"Va bebe, lo faccio io, ma cosa gli dico?"- disse il Marchetti preoccupato.
-"Sono affari tuoi "-rispose Buino.
"Il Presidente sei te e questa "vergogna" non può essere tollerata dal Partito. Fai la tua parte!"- E Buino era uno che sapeva come si davano gli ordini politici, essendo il segretario del Partito.
Il Marchetti si rimuginò tutta la notte nel letto convinto che quello che gli avevano dato era un compito scabroso. Maledisse il ruolo di Presidente a cui tanto teneva, ma si convinse che il lavoro andava fatto senza tanti giri di parole. E così fu. Il giorno dopo tornato dal lavoro, si fece coraggio e andò al circolo; appena entrato vide la dispensiera sola dietro il bancone; la stanza era vuota..... raccolse tutte le energie, gonfiò il petto e disse tutto d'un fiato -"Mi risulta che qui si tromba, meglio smettere e....... alla sveltina!!!!"
Poi girò i tacchi e torno a casa soddisfatto. Aveva fatto la sua parte, autorevole e senza tanti giri di parole.
La dispensiera lo guardo attonita e senza parole....quasi senza capire, continuando a lavare i bicchieri.
La sera dopo cena, il Marchetti tornò al bar come se niente fosse accaduto.La dispensiera lo salutò come sempre, gli fece il corretto al rumme e tutto fini lì.
Le chiacchiere raccontano che nessuno abbia mai smesso di fare niente, ma questa è un'altra storia che non ci interessa.
Le serrande con le grate mi pare abbiano resistito a tutti questi anni.......
Provate a vedere.
Serranda finestra del Circolino. Foto 24 12 11 |
mercoledì 14 dicembre 2011
Sotto la pergolina
Questa è una foto storica.
Si riconoscono da sinistra:
Il primo non mi viene il nome, poi Ugo... Umbe il Ghelardi, Pasquale, Luciano della Emma, ritto Caccole, il Vanni, mi pare Mario di Pipone, Giulietto "scandella" Pancrazi, il Mancini.
Si riconoscono da sinistra:
Il primo non mi viene il nome, poi Ugo... Umbe il Ghelardi, Pasquale, Luciano della Emma, ritto Caccole, il Vanni, mi pare Mario di Pipone, Giulietto "scandella" Pancrazi, il Mancini.
sabato 10 dicembre 2011
Lo Straniero
Ricevo una telefonata
-"Pronto sono lo Straniero........."
Ha letto dei Piovuti e mi ha chiamato subito.
-"Leggo tutto quello che scrivi, sempre."- mi dice.-"Tu che in tutti gli scritti parli sempre del mio essere belloccio, guarda la foto che ti ho mandato........"
Era il 1977.
E allora io ne ho aggiunta un'altra, per esagerare. E' dello stesso viaggio verso l'Olanda.
Io, Claudio, Antonio e "Guido", in gran forma direi.
-"Pronto sono lo Straniero........."
Ha letto dei Piovuti e mi ha chiamato subito.
-"Leggo tutto quello che scrivi, sempre."- mi dice.-"Tu che in tutti gli scritti parli sempre del mio essere belloccio, guarda la foto che ti ho mandato........"
Era il 1977.
E allora io ne ho aggiunta un'altra, per esagerare. E' dello stesso viaggio verso l'Olanda.
Io, Claudio, Antonio e "Guido", in gran forma direi.
Buon Compleanno
Oggi 10 Dicembre 2011
Simone Gabbriellini , uno dei meglio pezzi della storia di questo paese,
compie 50 anni
Buon compleanno e altri cinquant'anni per stupirci.
Simone Gabbriellini , uno dei meglio pezzi della storia di questo paese,
compie 50 anni
Buon compleanno e altri cinquant'anni per stupirci.
mercoledì 7 dicembre 2011
Raccontarello 2bis Piovuti
I "piovuti" sono tra noi; arrivano,si innamorano follemente del luogo, frequentano tutto il frequentabile: parrocchia se credenti, circoli, bar,enoteche, comitati, gite sulla neve, partiti se esistono sempre, cene sociali, si fanno eleggere negli organismi scolastici ..... Ovviamente non conoscono la storia del paese, l'origine dei soprannomi, chi degli autoctoni è più o meno permaloso, chi sa le cose e chi invece dice di saperle, ma non le sa. Pacche sulle spalle a tutti e piacionismo d'annata.
Dopo un po' qualcuno si lascia andare..... la butta di "fori".Sembra sia stato sempre in zona. S'allarga.
Guai a lui. Viene subito preso per il culo e in punta di fioretto, che da noi è un'arte sopraffina.
Quando il malcapitato (mai parola fu più azzeccata) se ne accorge, si offende e sparisce.Un classico che si ripete da sempre. Ci sono liste e liste di nomi. Fallimenti veri e propri.
La mia generazione (e parlo per la mia, non voglio sconfinare), ha riconosciuto un "piovuto" solo, che ormai può dirsi di Molina a tutti gli effetti: lo Straniero, perchè uno che ha accettato subito un soprannome così e quando ti telefona dopo 35 anni ti dice:- "sono lo Straniero come stai...." ha praticamente passato la prova più vera. Lo Straniero è un "molinese vero", altri un po' meno.
A quelli "un po' meno" è dedicata la filastrocchina più giù.
Ps. Poi ci sono i "piovuti gentili", rispettosi e cari. A loro un grande applauso. Molti di noi lo siamo.....da altre parti; compriamo il pane, salutiamo tutti con gentilezza, torniamo a Molina appena è possibile, così.... perchè solo lì, ci sentiamo a casa nostra.
Arrivano convinti
felici sorridenti
sostengono il sociale
coinvolgono i parenti
"Molina che paese!"
sostengon con ardore
ci mettono su casa
vanno a fare le more
e dato che han studiato
ci dicono che fare
ma i nati nel paese
non amano il pareggio
mai si son fatti dire
cos'è che è meglio o peggio
i libri e la tivvù
ci sono anche quaggiù
e allora la battuta
che qui è sempre piaciuta
a volte può partire
e duro può colpire
e i nuovi cosa fanno?
s'offendon tutto l'anno
al bar non vengon più
stan soli alla tivvù
Molina si fa stretta
peccato, che disdetta
raccontano agli amici
che "non sono più felici"
e allora ogni rumore
produce malumore
"non fossero venuti....!!!
si sa, sono i piovuti.
domenica 4 dicembre 2011
2 Raccontarello della Domenica: Catene.....
Il Pisa Sporting Club è appena retrocesso in serie B dopo un campionato nella massima serie, a dire poco scabroso. Penultimo posto.
Il campionato per ironia della sorte lo vince la Fiorentina. La coppa dei campioni (si chiamava così) il Milan.
Di quell’annata calcistica nefasta ricordo solo due episodi interessanti; il primo un Pisa-Milan di Sabato sotto un acquazzone infernale con la sconfitta in casa per uno a zero e Manservizi che prende per il collo il grande Rivera; il secondo episodio è il rigore parato da Annibale, il portiere del Pisa al grandissimo Gigi Riva detto Rombo di tuono e il pareggio per zero a zero che sembrò più di una vittoria.
Tutto qui, la serie A era sdrucciolata via come l’acqua sugli impermeabili.
La campagna acquisti dell’estate '69 aveva però riacceso le speranze; l’imperativo della dirigenza era: “risalire subito” in serie A.
Anche a Molina l’attesa per la nuova squadra si era fatta febbrile. Nei bar non si parlava d’altro e anche da noi, come in molti altri paesi della provincia, era d’uso andare a trovare la squadra del cuore in ritiro. Una gita in pullman vera e propria con mangiata e cori sulla via del ritorno.
Quell’anno il Pisa aveva cambiato allenatore, al posto di Renato Lucchi era arrivato Lauro Toneatto; una carriera calcistica alle spalle non edificante ma con la fama di essere un duro dello spogliatoio.
“Riprendiamoci la serie A subito, perché Pisa è una piazza che lo merita “. Toneatto si era presentato così….. E tutti avevano goduto.
L’allenatore portava le sue squadre in ritiro a Piancastagnaio sull’Amiata e anche quell’anno non aveva cambiato abitudine.
A Molina iniziarono i preparativi per la gita. Eravamo in pieno luglio, mese clou per la preparazione del campionato. Al bar era iniziato il tormentone sulla formazione che avrebbe affrontato il campionato e i nuovi giocatori che di lì a poco sarebbero stati visti in azione; discussione che, come sempre, finiva per coinvolgere anche di chi lì per lì non era interessato al pallone.
I tifosi più incalliti, oltre a raccontare le gesta passate dei nuovi acquisti non finivano di magnificare la gita che avrebbero fatto di lì a poco e i luoghi del ritiro scelto dal Pisa, sul monte Amiata:- " terra di bellezza straordinaria e di ristoranti eccellenti."
I tifosi più incalliti, oltre a raccontare le gesta passate dei nuovi acquisti non finivano di magnificare la gita che avrebbero fatto di lì a poco e i luoghi del ritiro scelto dal Pisa, sul monte Amiata:- " terra di bellezza straordinaria e di ristoranti eccellenti."
"E poi il periodo" - dicevano- "in pieno solleone….perchè se piovesse di luglio…. allora fo’o."
Riassumendo: gita dei tifosi per andare a trovare la squadra di pallone del cuore, in uno di mesi più belli dell’anno, con giornate lunghe e bel tempo, ribotta a tavola e mogli e fidanzate a casa….
In mezzo a questa aspettativa però era trapelata la notizia (ogni paese ha le sue gole profonde) che quell’anno un gruppo di birbanti paesani, rimuginava di combinare uno scherzo ai gitanti.
Ma cosa sarebbe potuto accadere nessuno lo immaginava.
La notizia sotto-sotto girava e la curiosità, mano a mano che si avvicinava la data della partenza, cresceva.
Ma cosa sarebbe potuto accadere nessuno lo immaginava.
La notizia sotto-sotto girava e la curiosità, mano a mano che si avvicinava la data della partenza, cresceva.
-“ Si dice che faranno un dispetto a quelli che vanno a vedè il ritiro del Pisa….”- era il ritornello.
-“Ma cosa potranno mai fare”-si chiedevano i gitanti, senza dare l’idea della preoccupazione- "sono solo le solite chiacchiere."
“un possano mia rubà 'r purman, tuttarpiù tireranno una secchiata”
“E noi ci si ‘ambia la ‘amicia, si parte…. e ni si va ner culo…”
E questo era il modo per reagire a un sospetto che i più scafati della compagnia però, ritenevano possibile. Che qualche furbo “n’avrebbe fatto votà i coglioni” non era fuori dall'ordinanza.
I più vecchi seduti sugli scalini con l'atteggiamento solenne dei saggi, si divertivano a dire -“tanto un vi fanno partì, l’han giurato…. così si dice a giro...."
La sera prima della partenza, ai bar del paese, alla Botteghina da Bruno e da Caccole sotto la pergolina, tutto era tranquillo; come se le chiacchiere dei giorni precedenti fossero state un allarmismo per gettare un po’ di scompiglio, tutto lì.
E allora, anche quella sera come d’abitudine, la solita partita a briscola e scopa e poco dopo le undici i gitanti a letto e i bar sguarniti.
E allora, anche quella sera come d’abitudine, la solita partita a briscola e scopa e poco dopo le undici i gitanti a letto e i bar sguarniti.
Zitti, zitti, il gruppo di sabotatori intorno all’una, quando ormai tutto il paese dormiva, (a parte Pioviscolo il panaio,) si ritrova sotto i platani per mettere a punto il piano che solo in pochi conoscevano.
Altro che secchiate d’acqua o scherzi al pullman; la magica idea era stata quella di incatenare letteralmente le porte di casa dei gitanti più in vista. In una parola mettere “in prigione” a casa loro, il gruppo organizzativo.
Furono allora sprangate con tanto di catene e lucchetti, la porta di casa di Vincenzino di Pipelli (Lisciolino), di Romeo il barbiere; si tentò di bloccare il Popi sulla via Nova, ma aveva troppe vie d’uscita e "n'andò bene". Furono però bloccati Mario di Brandino (il Vanni), Rampola e molti altri. Il Sega che era uno dei bersagli preferiti, ingaggiò in borgo dove stava, una battaglia dalle finestre a suon di secchi d’acqua e la spuntò. Una porta gli fu chiusa ma quella della saletta dove di solito faceva le prove dei vestiti (perché il Sega era un grande sarto), non capitolò, non avendo appigli dove agganciare la catena.
Il commando aveva a capo il mitico Saetta, figura eccentrica dell'epoca (si raccontava di lui che facesse i veglioni di capodanno alla Bussola: Un eroe) e con lui molti altri paesani. Giovani e meno giovani. Un bel gruppo organizzato.
Al mattino molti si ritrovarono prigionieri e furono liberati dopo varie peripezie; perché chi era stato incatenato era stato davvero messo in condizione di restare prigioniero, senza un robusto intervento esterno. La gita partì con un discreto ritardo e i sabotatori ottennero il risultato di aver scompaginato la compagnia e aver consegnato al paese materiale di discussione e divertimento per tutta l’estate.
Alfredo Anichini detto Rampola, mitico maestro della banda, riuscì a venire fuori da casa sua passando stretto stretto fra porta e catena che, ahimè, i sabotatori avevano messo troppo lenta, sottovalutando il fisico minuto del maestro.
Insieme al Sega, Rampola fu uno di quelli che avvisò tutti dell’accaduto, aiutandoli ad "evadere" dalle case. Chi smontando la serratura, chi tagliando le catene; insomma ci volle un bel po' di lavoro.
La sera stessa sul tardi, mentre le famiglie aspettavano sotto i platani il ritorno dalla gita, al bar da Caccole fu affidato il compito ad alcuni disegnatori ( mi pare Azzolino e Pasqualino di Timpano) di riprodurre su un grande foglio da pacchi, un pullman e tutti i nomi degli incatenati, così per chiudere la giornata e prenderli per il culo fino alla fine.
La sera stessa sul tardi, mentre le famiglie aspettavano sotto i platani il ritorno dalla gita, al bar da Caccole fu affidato il compito ad alcuni disegnatori ( mi pare Azzolino e Pasqualino di Timpano) di riprodurre su un grande foglio da pacchi, un pullman e tutti i nomi degli incatenati, così per chiudere la giornata e prenderli per il culo fino alla fine.
Ma non bastava. Ci voleva una ciliegina, qualcosa di buffo…..
Farsi venire un’idea; qualcuno azzardò-“Ci vorrebbe una poesia…!!!”
Allora il Fava che guardava seduto in un angolo ma conosceva bene tutta la storia, disse con la vociona cartavetrosa che si rimpastava-“ ci vuole una rima….. e va dedicata a Rampola che si incazza più di tutti. Alla VIS lo chiamavan veleno, me lo rio'ordo bene."
E la disse così al volo: -“ Scendevo le scale a gambe leste /quando ho trovato chiuse porte e finestre/ Ero in ritardo e preoccupato/ come una sogliola ci sono passato.”
Avevo 11 anni, ne sono passati ormai 42; ero lì aspettavo mio padre che tornasse dalle gita e mi sembra ieri.
Il raccontarello è dedicato a tutti i gitanti, agli incatenati, agli incatenatori al Pisa e a quella Molina mon amour delle meraviglie che ci ha svezzati…..
lunedì 28 novembre 2011
Alle Covinelle 1978
Un abete alle Covinelle carico di ragazzotti cresciuti; uno di questi giorni sono andato a ricercarlo....l'abete e non l'ho trovato più. Hanno tagliato anche lui......Sull'albero ci siamo, io, antonio il tordo, il pippolo, moreno paolini detto stipa, oggi scienziato, andrea galletti a cui auguro di essere sereno e il guidotti.
La foto è del 1978. L'autore è Claudio, lo straniero.
Eccolo qui sotto oggi, sempre bello come il sole e pare non abbia mei smesso di guardarci.
A tutti un grande abbraccio.
gs
lunedì 21 novembre 2011
1961. Omaggio alla mia mamma.
domenica 20 novembre 2011
1 Raccontarello della Domenica: L'australiana....
Questa è una storia vera e fantastica allo stesso tempo, come tutte le storie.
Se la ragazza di cui si parla fosse australiana non sono sicuro, ma questo rende comunque più "snob" il raccontarello;
di certo ho in mente la manata di farina.......
C'è a Molina un gran signore, stimato e rispettato da tutti; abita da sempre, una bellissima villa ai margini del paese.
Le ville gentilizie del lungomonte Sangiulianese sono un pezzo di storia pisana.
Il signore è conosciuto da tutti: aria nobiliare,educazione, gentilezza raffinata, attaccamento alle radici della sua terra e al popolo, che ha sempre rispettato con grande affetto e classe, differenziandosi per questo da molti suoi pari della zona.
In gioventù, come tutti i giovani benestanti, ha girato il mondo in lungo e in largo.
Un bel giorno, erano gli inizi degli anni settanta, portò a Molina una bellissima fidanzata inglese che di lì a poco sposò. La bella donna gli ha dato due figli, un maschio e una femmina; che oggi sicuramente avranno passato tutti e due i trent'anni e spero stiano bene, ovunque essi siano.
All'epoca, finita la scuola, agli inizi di Giugno, arrivava alla villa, una baby sitter inglese (ogni anno diversa) a cui venivano affidati i bambini per tutto il periodo delle vacanze estive.
Noi giovinastri ci divertivamo ogni anno a "dare i voti alle baby sitter di turno", che onestamente non sono mai state eccellenti dal punto di vista estetico;qualcuno, qualche volta ha anche provato a fare anche il "gallaccione" con loro, ma senza lasciare ricordi particolari.
Un anno però, accadde una cosa particolare: alla villa arrivò una baby sitter australiana, alta un metro e ottanta, bionda e "discreta".... E subito scattò la caccia alla cangura......
Al bar non si parlava d'altro e tutti anche i meno interessati all'argomento, finivano per essere mossi dalla curiosità. L'australiana teneva banco e piano piano tutti avevano cominciato a studiarne le mosse.
Ad ogni scoccar di mezzogiorno, in piena estate, la ragazza attraversava la piazza per andare a prendere il pane e tutti i giorni noi studenti nullafacenti, finiti gli esami (chi li aveva dati) aspettavamo il passaggio sulle panchine, studiando possibili approcci. Qualcuno ci provò senza risultato; l'australiana pareva inespugnabile. La faccenda diventò oggetto i discussione continua ed elemento di scherno al bar di Bruno della botteghina.
I più vecchi ci canzonavano dicendoci che, quando "la bionda" fosse tornata a casa, sarebbe state costretta a raccontare, che in quel paesino non c'erano ragazzi "svegli", dandosi poi di gomito. Altri più eplicitamente dicevano che eravamo una ciurma di "non trombanti" e questo colpiva duro e nel mucchio.
Bisognava farla "capitolare", questa era diventata la missione. Chiunque l'avesse portata una sera in Versilia a fare anche solo una passeggiata, raccontando dopo qualunque bugia, avrebbe costruito la vittoria di tutti. E il riscatto...!
Una notte, era tardissimo e parlavamo della ragazza seduti sulle panchine sotto i platani, nel caldo soffocante dell'estate; di fondo borgo apparve Pioviscolo il panaio, che sentendo l'argomento messo al fuoco, prima fece una serie di eccellenti apprezzamenti sulle parti anatomiche della baby sitter e poi lanciò la sfida. -"Boni a nulla, chiacchieroni, incapaci anche solo di chiedergli il nome, scommettete che io domani gli tocco il culo?".
Lo prendemmo parecchio in giro, ma Piovi era uomo di parola,orgoglio e passioni e insistette nella sfida.
-"E come potremo essere sicuri che l'avrai fatto davvero?"
-"Abbiate fede e vedrete, la prova sarà lampante."
L'indomani piazzati sulle panchine eravamo in numero superiore alla media. Ovviamente si era sparsa la voce
"Piovi vuol toccare il culo alla baby sitter, quella inglese.... no australiana, ma fa lo stesso. Quella col culo bello, per capirsi" Ormai al bar lo sapevano tutti...
A mezzogiorno come tutte le mattine, l'australiana, short e magliettina attraversò la piazza..... e dopo un quarto d'ora la vedemmo ritornare su, dal fondo borgo, dov'era il forno di Pioviscolo, davanti Le Covinelle.
In silenzio la guardavamo arrivare bella e procace, come sempre.... e all'attraversar della strada, all'altezza dei platani, non appena si accinse a metter piede sul marciapiede, un'immagine spettacolare e indimenticabile colpì i nostri occhi increduli e fece scattare un applauso sincero e grida di festa .
Tutti in piedi sulle panchine, viva Piovi". Evviva per tutta la vita.
La mano lesta e birbante del panaio tuffata nel sacco della farina, eludendo lo sguardo sempre attento dell'Ogarita sua moglie che lo conosceva bene, aveva lasciato l'improta sul gran culo della ragazza senza che lei facesse una piega ( la leggenda racconta che non gli sia dispiaciuto, ma qui abbiamo ragione di credere che il racconto del panaio fatto e rifatto negli anni si sia un po' troppo allargato).
La "bellissima" attraversò la piazza con la prova provata in bella evidenza.: l'impronta di farina sul culo.
Pioviscolo abbandonato il forno ci raggiunse in tutta fretta.. Ciabatte "col dito", pantaloni rovesciati, scamiciolato come sempre, gridò- "Ragazzi..... ora pagate la scommessa al barre......e imparate!
Che Dio, se c'è, preservi "Ernesto Petri detto Pioviscolo" ovunque esso sia.
Se la ragazza di cui si parla fosse australiana non sono sicuro, ma questo rende comunque più "snob" il raccontarello;
di certo ho in mente la manata di farina.......
C'è a Molina un gran signore, stimato e rispettato da tutti; abita da sempre, una bellissima villa ai margini del paese.
Le ville gentilizie del lungomonte Sangiulianese sono un pezzo di storia pisana.
Il signore è conosciuto da tutti: aria nobiliare,educazione, gentilezza raffinata, attaccamento alle radici della sua terra e al popolo, che ha sempre rispettato con grande affetto e classe, differenziandosi per questo da molti suoi pari della zona.
In gioventù, come tutti i giovani benestanti, ha girato il mondo in lungo e in largo.
Un bel giorno, erano gli inizi degli anni settanta, portò a Molina una bellissima fidanzata inglese che di lì a poco sposò. La bella donna gli ha dato due figli, un maschio e una femmina; che oggi sicuramente avranno passato tutti e due i trent'anni e spero stiano bene, ovunque essi siano.
All'epoca, finita la scuola, agli inizi di Giugno, arrivava alla villa, una baby sitter inglese (ogni anno diversa) a cui venivano affidati i bambini per tutto il periodo delle vacanze estive.
Noi giovinastri ci divertivamo ogni anno a "dare i voti alle baby sitter di turno", che onestamente non sono mai state eccellenti dal punto di vista estetico;qualcuno, qualche volta ha anche provato a fare anche il "gallaccione" con loro, ma senza lasciare ricordi particolari.
Un anno però, accadde una cosa particolare: alla villa arrivò una baby sitter australiana, alta un metro e ottanta, bionda e "discreta".... E subito scattò la caccia alla cangura......
Al bar non si parlava d'altro e tutti anche i meno interessati all'argomento, finivano per essere mossi dalla curiosità. L'australiana teneva banco e piano piano tutti avevano cominciato a studiarne le mosse.
Ad ogni scoccar di mezzogiorno, in piena estate, la ragazza attraversava la piazza per andare a prendere il pane e tutti i giorni noi studenti nullafacenti, finiti gli esami (chi li aveva dati) aspettavamo il passaggio sulle panchine, studiando possibili approcci. Qualcuno ci provò senza risultato; l'australiana pareva inespugnabile. La faccenda diventò oggetto i discussione continua ed elemento di scherno al bar di Bruno della botteghina.
I più vecchi ci canzonavano dicendoci che, quando "la bionda" fosse tornata a casa, sarebbe state costretta a raccontare, che in quel paesino non c'erano ragazzi "svegli", dandosi poi di gomito. Altri più eplicitamente dicevano che eravamo una ciurma di "non trombanti" e questo colpiva duro e nel mucchio.
Bisognava farla "capitolare", questa era diventata la missione. Chiunque l'avesse portata una sera in Versilia a fare anche solo una passeggiata, raccontando dopo qualunque bugia, avrebbe costruito la vittoria di tutti. E il riscatto...!
Una notte, era tardissimo e parlavamo della ragazza seduti sulle panchine sotto i platani, nel caldo soffocante dell'estate; di fondo borgo apparve Pioviscolo il panaio, che sentendo l'argomento messo al fuoco, prima fece una serie di eccellenti apprezzamenti sulle parti anatomiche della baby sitter e poi lanciò la sfida. -"Boni a nulla, chiacchieroni, incapaci anche solo di chiedergli il nome, scommettete che io domani gli tocco il culo?".
Lo prendemmo parecchio in giro, ma Piovi era uomo di parola,orgoglio e passioni e insistette nella sfida.
-"E come potremo essere sicuri che l'avrai fatto davvero?"
-"Abbiate fede e vedrete, la prova sarà lampante."
L'indomani piazzati sulle panchine eravamo in numero superiore alla media. Ovviamente si era sparsa la voce
"Piovi vuol toccare il culo alla baby sitter, quella inglese.... no australiana, ma fa lo stesso. Quella col culo bello, per capirsi" Ormai al bar lo sapevano tutti...
A mezzogiorno come tutte le mattine, l'australiana, short e magliettina attraversò la piazza..... e dopo un quarto d'ora la vedemmo ritornare su, dal fondo borgo, dov'era il forno di Pioviscolo, davanti Le Covinelle.
In silenzio la guardavamo arrivare bella e procace, come sempre.... e all'attraversar della strada, all'altezza dei platani, non appena si accinse a metter piede sul marciapiede, un'immagine spettacolare e indimenticabile colpì i nostri occhi increduli e fece scattare un applauso sincero e grida di festa .
Tutti in piedi sulle panchine, viva Piovi". Evviva per tutta la vita.
La mano lesta e birbante del panaio tuffata nel sacco della farina, eludendo lo sguardo sempre attento dell'Ogarita sua moglie che lo conosceva bene, aveva lasciato l'improta sul gran culo della ragazza senza che lei facesse una piega ( la leggenda racconta che non gli sia dispiaciuto, ma qui abbiamo ragione di credere che il racconto del panaio fatto e rifatto negli anni si sia un po' troppo allargato).
La "bellissima" attraversò la piazza con la prova provata in bella evidenza.: l'impronta di farina sul culo.
Pioviscolo abbandonato il forno ci raggiunse in tutta fretta.. Ciabatte "col dito", pantaloni rovesciati, scamiciolato come sempre, gridò- "Ragazzi..... ora pagate la scommessa al barre......e imparate!
Che Dio, se c'è, preservi "Ernesto Petri detto Pioviscolo" ovunque esso sia.
Ernesto Petri detto Pioviscolo |
giovedì 10 novembre 2011
1. Una foto da raccontare
La data dietro questa foto, che ho ritrovato ruffolando in una valigiona verde, dice 17 Settembre 1976, più di 35 anni fa. Siamo alle Covinelle sul palco della Festa dell'Unità, organizzata dalla sezione del Partito Comunista Italiano del Lungomonte di San Giuliano Terme.
Nella foto si riconoscono: coi ricciolini l'Antonietta della Franca, dietro di lei la Simonetta di Bruno di Brandino, poi io e dietro Alessandro della Eva "il topino"; dopo l'Antonella del Bucchioni e la Brunella, nipote del Vanni e sorella della Simonetta, mezza tappata dal foglio; in primo piano Maurizio della Nide di Pippolino.
Alle chitarre, Claudio "lo straniero" (bellissimo) e Carlo il Boccacci che ancora oggi (e bene) allieta le serate al mondo intero.Quello che impugna il microfono puntato alla chitarra di Claudio ( non si vede il viso purtroppo) è Maurizio del Tonfo e poi Iacopo di Santi, seduto e dietro a tutti praticamente mezzo rimpiattato il Guidotti.
Preparammo a lungo quella serata, facendo le prove nella sezione del Pci in fondo borgo, che era praticamente diventata il luogo di ritrovo di tanti ragazzi. Il Tonfo ci aveva fatto entrare anche un tavolo da ping pong.
Cantammo molte canzoni, cosiddette " di lotta"; quelli sono stati anni di irripetibili di passioni politiche che hanno coinvolto tutti , nessuno escluso.
Cantammo anche "Primavera di Praga" di Guccini, sostenendo dal palco che L'Unione Sovietica a nostro avviso non era un paese propriamente democratico. Lo dicemmo piano e con un po' di pudore, ma avemmo il coraggio di dire una verità che in molti ormai pensavano; e lo dicemmo a una festa dell'Unità. Anche se si era in pieno compromesso storico di Berlinguer (l'anno dopo le BR avrebbero ucciso Aldo Moro) e "nell'emergenza democratica", a qualche "dirigentone" non paesano presente, la cosa non andò giù e a rimetterci furono i bravi comunisti molinesi che rimediarono un gran bello zuppone (come usavano fare allora). Io che ho continuato per tutta la vita a occuparmi di politica ho rievocato la famosa zuppa ridendoci sopra, tante e tante volte, con Eugenio Del Genovese e il Grande Tonfo che oggi ci hanno lasciato, ma anche con Igino l'Ulivieri che è vivo e vegeto e il Moriani, giovane dirigente comunista ma a noi legatissimo.Noi giovinastri dell'epoca, belli e impossibili non facemmo una piega e di lì a poco quel gruppo lì, con altri più grandi di noi, fra cui il Bui, il Giannelli, ma anche Paolo Del Rosso, lo stesso Moriani e chi volle aderire, metttemmo in piedi il mitico "Gruppo 76" e cominciammo a pubblicare un giornalino, che qualche scompiglio politico lo mise.
Quell'esperienza durò una stagione breve, ma quelle amicizie vere e quei giornalini ciclostilati qua e là, il sabato notte, in piena libertà, ancora oggi sopravvivono e non è poco......
gs
Nella foto si riconoscono: coi ricciolini l'Antonietta della Franca, dietro di lei la Simonetta di Bruno di Brandino, poi io e dietro Alessandro della Eva "il topino"; dopo l'Antonella del Bucchioni e la Brunella, nipote del Vanni e sorella della Simonetta, mezza tappata dal foglio; in primo piano Maurizio della Nide di Pippolino.
Alle chitarre, Claudio "lo straniero" (bellissimo) e Carlo il Boccacci che ancora oggi (e bene) allieta le serate al mondo intero.Quello che impugna il microfono puntato alla chitarra di Claudio ( non si vede il viso purtroppo) è Maurizio del Tonfo e poi Iacopo di Santi, seduto e dietro a tutti praticamente mezzo rimpiattato il Guidotti.
Preparammo a lungo quella serata, facendo le prove nella sezione del Pci in fondo borgo, che era praticamente diventata il luogo di ritrovo di tanti ragazzi. Il Tonfo ci aveva fatto entrare anche un tavolo da ping pong.
Cantammo molte canzoni, cosiddette " di lotta"; quelli sono stati anni di irripetibili di passioni politiche che hanno coinvolto tutti , nessuno escluso.
Cantammo anche "Primavera di Praga" di Guccini, sostenendo dal palco che L'Unione Sovietica a nostro avviso non era un paese propriamente democratico. Lo dicemmo piano e con un po' di pudore, ma avemmo il coraggio di dire una verità che in molti ormai pensavano; e lo dicemmo a una festa dell'Unità. Anche se si era in pieno compromesso storico di Berlinguer (l'anno dopo le BR avrebbero ucciso Aldo Moro) e "nell'emergenza democratica", a qualche "dirigentone" non paesano presente, la cosa non andò giù e a rimetterci furono i bravi comunisti molinesi che rimediarono un gran bello zuppone (come usavano fare allora). Io che ho continuato per tutta la vita a occuparmi di politica ho rievocato la famosa zuppa ridendoci sopra, tante e tante volte, con Eugenio Del Genovese e il Grande Tonfo che oggi ci hanno lasciato, ma anche con Igino l'Ulivieri che è vivo e vegeto e il Moriani, giovane dirigente comunista ma a noi legatissimo.Noi giovinastri dell'epoca, belli e impossibili non facemmo una piega e di lì a poco quel gruppo lì, con altri più grandi di noi, fra cui il Bui, il Giannelli, ma anche Paolo Del Rosso, lo stesso Moriani e chi volle aderire, metttemmo in piedi il mitico "Gruppo 76" e cominciammo a pubblicare un giornalino, che qualche scompiglio politico lo mise.
Quell'esperienza durò una stagione breve, ma quelle amicizie vere e quei giornalini ciclostilati qua e là, il sabato notte, in piena libertà, ancora oggi sopravvivono e non è poco......
gs
Primavera di Praga, F. Guccini
domenica 6 novembre 2011
La IV elementare di Noela
foto IV elementare |
quarant'anni |
Quando le ho viste, mi si è aperto il cuore.
Molti dei bimbetti sopra si può dire che li ho visti crescere......sulla piazza del paese.
La nascita di Noela è rimasta impressa nella mia mente, sembra ieri. Per anni ero stato l'unico nipote "e maschio" si usava dire, di Neri; nonostante avesse quattro figli.... Era Ottobre nel 1971, avevo tredici anni e arrivò attesa con gran piacere di tutti, questa bella bimba, figlia di Sandra e Ciaccino, fratello della mia mamma. Gli fu messo un nome molto particolare e bello, sicuramente identificabile fra i tanti, che a qualcuno parve stravagante.
La vita è troppo bislacca per essere presa sul serio fino in fondo; ma quanto ci si mette può farti imboccare strade che non penseresti mai potrebbero allontanarti da qualcosa a cui tieni. E quando ti volti è ormai tardi per capire come mai sei così distante; e le ragioni possono essere mille....in fondo non è altro che questo: "la vita che scorre nel corso del tempo", come ci ha insegnato Wim Wenders il regista tedesco.
Queste foto però sono importanti per la mia memoria, le mie radici, i miei affetti mai sopiti e per un pezzo di storia di Molina.
Un bacio a Noela, oggi mamma felice a tutti quelli che ha intorno a sè e un saluto ai ragazzi della foto;
alcuni che continuo a incontrare, altri che non so proprio dove siano finiti.
Ecco i nomi:
La maestra Annamaria Locchi, Yula Cecchini Matilde Sanguigni, Cinzia Gabbriellini,Noela Corti, Sara Felici, Gaia Bacci,Federica Petri, Valentina Marchisio, Federica Rognini e Marina Bianucci.
La formazione maschile da sx:
Tiziano Biagi, Stefano Gabbriellini, Carlo Barbuti, Gianni Rebecchi, Russo Antonio.
domenica 30 ottobre 2011
Da Pasquale, davanti al bar.
Tutti davanti al bar di Pasquale.
Pasquale è quello dietro a tutti con la giaccchetta bianca, si intravede appena; era il marito della Laura la balia e suonava i piatti (mi pare) nalla banda.
E gli altri?
Il Vanni col vestito scuro; accanto quello lungo è Cafiero, poi Velio e Ernesto l'Anichini....
martedì 25 ottobre 2011
Gianni Morandi e la Giovanna di Neri (la Ciaccina)
Il ballo di Marino era una istituzione. negli anni sessanta: concorsi canori e livornesi a caccia di ragazze di campagna.Sorsero grandi amicizie... magari dopo qualche scazzottata.
Il complesso che suonava a quei tempi erano "I quattro diavoli + 1"; dei capelloni simpatici che allietarono le serate per diversi anni. Da Marino transitarono anche alcuni artisti affermati.
Quello che meglio ricordo è Gianni Morandi, aveva 18 anni.
La Giovanna di Neri (la mì zia) l'accalappiò per una foto, poi gli sfuggì.
"Ritornerò in ginocchio da te"..... Cantava Gianni.
Mai canzone fu più bugiarda.
Ci saremmo sistemati tutti.....
gs
Il complesso che suonava a quei tempi erano "I quattro diavoli + 1"; dei capelloni simpatici che allietarono le serate per diversi anni. Da Marino transitarono anche alcuni artisti affermati.
Quello che meglio ricordo è Gianni Morandi, aveva 18 anni.
La Giovanna di Neri (la mì zia) l'accalappiò per una foto, poi gli sfuggì.
"Ritornerò in ginocchio da te"..... Cantava Gianni.
Mai canzone fu più bugiarda.
Ci saremmo sistemati tutti.....
gs
lunedì 24 ottobre 2011
Dal barbiere
Questa foto è dedicata al mio babbo.
Si riconoscono da sinistra:
Alessandro Giannerini il Pinguino, sotto seduto il Sodini (Accè); con la tuta Carlo Maccioni, accanto Giorgetto Sodini, dietro Alfredo Bartoli Pippolino, poi Romeo che fa i capelli a Gigi del Gambini.
bella eh!!!
Si riconoscono da sinistra:
Alessandro Giannerini il Pinguino, sotto seduto il Sodini (Accè); con la tuta Carlo Maccioni, accanto Giorgetto Sodini, dietro Alfredo Bartoli Pippolino, poi Romeo che fa i capelli a Gigi del Gambini.
bella eh!!!
sabato 22 ottobre 2011
Sito Internet
Ho trovato chi farà il sito Molina mon amour
E' Massimo Ceccanti detto Cecco.... che ringrazio e abbraccio
Ora si fa l'associazione
gabriele
E' Massimo Ceccanti detto Cecco.... che ringrazio e abbraccio
Ora si fa l'associazione
gabriele
giovedì 20 ottobre 2011
La banda
Questa foto è della fine degli anni sessanta.
La banda di Molina che fa il suo concerto sulla piazza della chiesa per San Vittorino.
Faceva le prove nel salone in fondo alle Acli , in Piazza di Sopra.
L'ho scrutata e riscrutata e mi pare di riconoscere: Rampola (Alfredo Anichini) alla direzione, Opelio Lucchesi che suona la tromba, Ivano del Gambini, Il moriani e Velio, il babbo del Tordo , Adello e il Pugnino, Nello del Corti, il Bogi, Umberto il Ghelardi, Carlo di Bugiino Vincenzino di Pipelli, Luigino della macelleria, il Peloso, il Bela.Di alcuni non sono certo.
Fra il pubblico si riconosce bene Amerigo del Fogli e Dino di Canapino. Canapino è quell'omino di spalle col baschetto in testa e con in collo suo nipote Roberto col cappellino, figlio di Dino.
Roberto che ora sta a Lucca, è del 1966; nella foto, anche se lontana, si vede che è un bimbotto piccolo, per cui non si va lontani.
Mi rimane il dubbio se Angiolino, che ha cominciato a suonare in banda che non aveva ancora 10 anni, ci sia o no. Qualcuno lo riconosce? Angelo ti vedi?
Ma la partita vera è individuare tutti.
Buon lavoro a chi ne ha voglia.
La banda di Molina che fa il suo concerto sulla piazza della chiesa per San Vittorino.
Faceva le prove nel salone in fondo alle Acli , in Piazza di Sopra.
L'ho scrutata e riscrutata e mi pare di riconoscere: Rampola (Alfredo Anichini) alla direzione, Opelio Lucchesi che suona la tromba, Ivano del Gambini, Il moriani e Velio, il babbo del Tordo , Adello e il Pugnino, Nello del Corti, il Bogi, Umberto il Ghelardi, Carlo di Bugiino Vincenzino di Pipelli, Luigino della macelleria, il Peloso, il Bela.Di alcuni non sono certo.
Fra il pubblico si riconosce bene Amerigo del Fogli e Dino di Canapino. Canapino è quell'omino di spalle col baschetto in testa e con in collo suo nipote Roberto col cappellino, figlio di Dino.
Roberto che ora sta a Lucca, è del 1966; nella foto, anche se lontana, si vede che è un bimbotto piccolo, per cui non si va lontani.
Mi rimane il dubbio se Angiolino, che ha cominciato a suonare in banda che non aveva ancora 10 anni, ci sia o no. Qualcuno lo riconosce? Angelo ti vedi?
Ma la partita vera è individuare tutti.
Buon lavoro a chi ne ha voglia.
domenica 16 ottobre 2011
Abbracciati a Molina
Quel luogo è il mio giardino, fra la bottega di barbiere di mio padre Romeo e il bar la "botteghina" di Bruno. Posso dire senza ombra di dubbio di essere cresciuto sotto i platani.
Uno è stato tagliato... pare non ci fossero alternative. Durante "l'amputazione" sono stato lì insieme a molti altri a fare le fotografie (sul link "immagini" potete vedere la dolorosa sequenza del taglio); poi nella mattinata, mi è venuta alla mente una bella storia raccontata dal "mio narratore preferito". La fine è così :- "gli uomini sono angeli con un'ala sola, per volare devono farlo abbracciati." E' allora giunto, forse inaspettato il momento di abbracciarsi tutti al paese, da pochi giorni con un'ala sola come tutti noi. E che ciascuno possa fare il sogno della vita.....
Buon volo.
gs
mercoledì 12 ottobre 2011
martedì 11 ottobre 2011
1964
Questa è la foto della prima elementare del 1964 a Molina; la maestra è Giuseppine Redini
In alto da sinistra:
Gioia Cecchi, Antonietta Timpano, Maria Adele Gambini, Antonella Pieri,.Maria Teresa Corti, Raffaella Berchielli, Brunella Della Croce, Antoella Bucchioni, Cinzia Tenducci, Liana Paolini.
In basso da sinistra:
Gabriele Santoni, Francesco Sangiorgi, Luca Di Bugno, StefanoDamiano, Marrico Roventini, Aurelio Alegrini, Massimo Frassi.
Secondo me, qualcuno era assente, tipo Raffaella Bartorelli e Rodolfino Scarpellini.......
In alto da sinistra:
Gioia Cecchi, Antonietta Timpano, Maria Adele Gambini, Antonella Pieri,.Maria Teresa Corti, Raffaella Berchielli, Brunella Della Croce, Antoella Bucchioni, Cinzia Tenducci, Liana Paolini.
In basso da sinistra:
Gabriele Santoni, Francesco Sangiorgi, Luca Di Bugno, StefanoDamiano, Marrico Roventini, Aurelio Alegrini, Massimo Frassi.
Secondo me, qualcuno era assente, tipo Raffaella Bartorelli e Rodolfino Scarpellini.......
sabato 8 ottobre 2011
Annuncio-proposta
Molina mon amour vorrebbe diventare un luogo collettivo di memoria e non solo, rigorosamente molinese Ci vorrebbero una sede e un informatico d'eccellenza che faccia un bel sito a gratis; le idee invece non mancheranno, ne sono certo e nemmeno le competenze.Si potrebbe costituire un circolo, basta essere una ventina e iscriveri all'Arci oppure chiedere ad Angiolino se possiamo diventare una branca del circolo Arci dove lui è il presidente ; una volta la settimana si potrebbero usare i locali del piano di sopra dove stava Franceschino.Vediamo....
Chi è d'accordo può scriverlo a g.santoni@provincia. pisa.it.
Se siamo 4 o 5 intanto si parte.
P.S.E' necessario riconoscersi nei valori della Costituzione.
gs
.
Chi è d'accordo può scriverlo a g.santoni@provincia. pisa.it.
Se siamo 4 o 5 intanto si parte.
P.S.E' necessario riconoscersi nei valori della Costituzione.
gs
.
giovedì 6 ottobre 2011
Undicipalle alla ribalta
Il team l'Undicipalle recupera auto rubata.
La sceriffo e capo-villaggio Bernardi commenta:" Sono una risorsa per il paese, è quello che ci voleva."
Non si è capito se si riferisse alla tutela dell'ordine pubblico o alla mescita del vino.
gs
La sceriffo e capo-villaggio Bernardi commenta:" Sono una risorsa per il paese, è quello che ci voleva."
Non si è capito se si riferisse alla tutela dell'ordine pubblico o alla mescita del vino.
gs
mercoledì 21 settembre 2011
Franceschina
Un abbraccio a Maria Adele carissima e al Bando suo marito, persona mite e gentile.
E un bacio alle bimbe: Susi, Antobuccia, Simo, Antonietta, Antonella, Gioia, Brunella, che erano lì con me sulla strada del ritorno dal cimitero insieme a Adele.E abbracci a tanti altri amici e amiche, alcuni che vedo spesso e altri che non vedevo da anni, io che vivo vicino ma volutamente sospeso nel tempo.
E un bacio anche a Molina, che resta unica e "mon amour".
Ha proprio ragione il nostro caro amico Ovidio che, a proposito dell'amicizia, al cimitero mi dice- quel che accade e lega fno a 14 anni, non accade più nella vita -e aggiunge- ti marchia per sempre.
E'così, perchè questa tragedia ha risvegliato in me l'affetto immenso per le mie compagne di scuola elementare e per quel periodo di continua felicità; affetto modellato appunto da bimbetto fino all'adolescenza e mai perduto; eccole lì, le donne migliori, sulla strada di ritorno dal cimitero; guardare Antonietta come la guardavo a 10 anni, che ha sminestrato il mondo a suo piacimento o Brunella che è già giovane-nonna e si comporta da bella teppista come tanti anni fa e per questo la maestra la rifilò nella fila dei maschi, . Vedere la Buccia riflessiva, ironica e sagace o la Gioia che mi parla di suo figlio diciassettenne e l'Antonellina bellisima da piccola e bella ancora, che non ha mai smesso lo sguardo delle elementari e poi La Simo, con cui ha preparato tanti esami senza poi farmene di niente (che poi non è proprio così), mentre lei brava si è laureata e ancora Adele mamma schiantata che abbraccia tutti, e che noi oggi vorremmo non smettere di abbracciare; e Susanna la più piccola di tutte, la Susi dolce e cara come sempre e forte come una roccia.. Così va il mondo e il bene per tutte loro oggi non mi basta mai.
E allora baci e abbracci care e baci a Giovanna il mio amore insostituibile, che stasera mi coccolerà come fa sempre quando ci vuole. E ora è uno di quei momenti.
E un bacio in più a Maria Adele.
gs
Ps. "Non c'è niente di permanente in questo mondo malvagio, neanche i nostri dispiaceri."
Charlie Chaplin
domenica 4 settembre 2011
Amici miei.
Sigla: cliccare sul video
Siam partiti da Molina
verso l'otto di mattina
per sfogare la passione
della gita sul gommone.
Formazione al gran completo
sul gippone nero tetro
e per dare più sostanza
tutti ray ban d'ordinanza.
Poi tranquilli e rilassati
a Piombino si è arrivati
e inforcato il gran gommone
via... una palla di cannone
e a diritto e sensa sosta
si è lasciata lì la costa
per raggiunger l'isoletta
da ragazzi, prediletta.
Bagni , vinobianco e tuffi
eravamo proprio buffi,
perchè quando siamo insieme
una cosa si è capita
ci scordiamo d'esser "vecchi"
e allunghiam la nostra vita.
Non è facile mantenere un'amicizia solida per tutta la vita; specialmente quando si invecchia e si hanno anche punti di vista diversi sul mondo, ma può accadere. In questo caso gli ingredienti sono semplicissimi: essere cresciuti a Molina a cui siamo tutti molto legati. Non vederci tutti insieme troppo spesso, tipo solo 2-3 volte l'anno, ma non mancare mai la visita se uno si sbuccia un ginocchio. Essere gelosi dell'amicizia e complici. Praticare la tolleranza sempre e volersi bene davvero. Tutto qui. Il resto viene da sè........ ma non per tutti.
gs
P.S. E ora tutti a Cervinia con la Kadett dopo 35 anni.
Viene anche Mel Gibson.
Siam partiti da Molina
verso l'otto di mattina
per sfogare la passione
della gita sul gommone.
Formazione al gran completo
sul gippone nero tetro
e per dare più sostanza
tutti ray ban d'ordinanza.
Poi tranquilli e rilassati
a Piombino si è arrivati
e inforcato il gran gommone
via... una palla di cannone
e a diritto e sensa sosta
si è lasciata lì la costa
per raggiunger l'isoletta
da ragazzi, prediletta.
Bagni , vinobianco e tuffi
eravamo proprio buffi,
perchè quando siamo insieme
una cosa si è capita
ci scordiamo d'esser "vecchi"
e allunghiam la nostra vita.
Paolo |
Antonio |
Claudio, il comandante |
Gabriele |
Isola d'Elba, Cavo |
Alla prossima |
Non è facile mantenere un'amicizia solida per tutta la vita; specialmente quando si invecchia e si hanno anche punti di vista diversi sul mondo, ma può accadere. In questo caso gli ingredienti sono semplicissimi: essere cresciuti a Molina a cui siamo tutti molto legati. Non vederci tutti insieme troppo spesso, tipo solo 2-3 volte l'anno, ma non mancare mai la visita se uno si sbuccia un ginocchio. Essere gelosi dell'amicizia e complici. Praticare la tolleranza sempre e volersi bene davvero. Tutto qui. Il resto viene da sè........ ma non per tutti.
gs
P.S. E ora tutti a Cervinia con la Kadett dopo 35 anni.
Viene anche Mel Gibson.
Iscriviti a:
Post (Atom)